Recensioni / Voti d'aria - Silenzio

Silenzio. Tra tante parole inutili e inopportune, ci vorrebbe un po' di silenzio: ogni tanto se ne sentirebbe l'esigenza. Non che le parole non servano, ci mancherebbe, ma vuoi mettere, in certi momenti, il silenzio. «La forma che raccoglie in unità tutte le modulazioni del visibile è il silenzio. Silenzio delle piante, del canale che scorre nella piana, del ciclo: è un critico e poeta come Antonio Prete a riflettere sull'esercizio benefico e sacrosanto del silenzio in un libro che non potrebbe capitare più tlpportuno (Del silenzio, Mimesis: come voto, un meritatissimo, religioso silenzio). Ancora più opportuna, nel chiasso generale, è la differenza, segnalata da Prete, tra il tacere, ovvero il sottrarsi vile al compito di denunciare, e il silenzio. Che non è una rinuncia ma un abito morale. «Il silenzio — ha scritto Leopardi — è il linguaggio di tutte le forti passioni (anche nei momenti dolci), dell'ira, della meraviglia, del timore... Dunque, il linguaggio che accomuna le cose visibili e quelle immateriali.
In Ombre dal fondo, un libro che viene riproposto ora dopo venticinque anni dalla prima edizione (sempre Einaudil, la grande studiosa Maria Corti parlava del «silenzioso dominio delle ombre»: le ombre erano i fantasmi degli scrittori che Maria amava chiamare in vita studiandone le carte, facendone parlare le opere. Nel silenzio dei cortili universitari di Pavia, quando il crepuscolo invernale avanzava e lei era china sui loro libri. Maria Corti c stata una maestra inimitabile: è mista vent'anni fa e i suoi allievi, come gli amici, non possono dimenticarla. Anche lei è diventata un fantasma chc ritorna vivo alla lettura delle sue pagine: «E ormai l'ora in cui silenzio e tenebre fanno tuttino, la solita marea serale» (le tenebre nascondono il voto che vorrei dare a Maria).
Sempre a proposito del silenzio. È uscito (per Quodlibet) un volume che raccoglie tutte le poesie di uno dei maggiori poeti del secolo scorso, Franco Scataglini: poeta dialettale marchigiano (Ancona 1930-1994), il cui dialetto è talmente comprensibile da non richiedere traduzioni: «C'è chi lascia un poema / e chi non lascia niente / perché esse muto è'l tenia / de vive, in tanta gente». C'e gente il cui tema di vivere è il silenzio, ma non è detto che quel silenzio non sia poesia. Poi però, nella seconda terzina dello stesso componimento, il poeta rimprovera bonariamente il vecchio che aveva consacrato la sua vita al silenzio: «Però te m'hai ingannato, / vechio, e pe' non morì / muto com'eri stato, / m'hai lasciato un giardi». Chi sarà il vecchio? E di quale giardino stiamo parlando? Non lo sapremo mai.
La poesia non dice tutto, preferisce sposare il silenzio. Diceva Lalla Romano, poetessa e narratrice, che la sua passione era «cogliere dal tessuto fitto e complesso della vita qualche immnagine, dal rumore del mondo qualche nota, e circondarle di silenzio» (il voto d'aria. per Lalla è avvolto nel silenzio). Dunque, il silenzio. Tutti sparano frasi e parole, sparano di tutto, uno sopra l'altro, uno contro l'altro, tutti sparano sentenze negli studi televisivi, mentre in Ucraina sparano i cannoni e cadono le bombe. Avete presenti le chiacchiere deliranti e narcisiste in tanti talk show di queste settimane? Ecco. Dopo i virologi, ecco arrivare l'esercito dei guerralogi, dei geostrateghi, dei russologi, dei politologi, degli analisti che fino a gennaio dicevano che Putin mai e poi mai avrebbe sferrato l'assalto, figurarsi, e che adesso sostengono che mai e poi mai l'atomica... Siamo matti? E poi ci sono quelli, sempre loro, i commentatori a 360 gradi (ovvero ad angolo giro) che prima sparavano sentenze sul virus e adesso sparano sentenze sulla guerra e sull'economia del gas, facendo sfoggio della stessa competenza e della stessa sicumera a 720 gradi (angolo rigiro).
Prima erano tutti ministri della Salute, adesso tutti Ministri degli Esteri e della Difesa, e speriamo di non rivederli domani tutti in televisione con la qualifica di ministri dei Lavori Pubblici quando bisognerà ricostruire dalle macerie.
Allora, in questo bailamme e in questo chiasso, perché non santificare il silenzio e in silenzio aspettare che qualcuno riesca sommessamente a far funzionare l'unico dialogo che conta? Quello capace di mettere a tacere le armi