L’autore approfondisce il tema del restauro di monumentali edifici museali, analizzando l’Alte Pinakothek e il Neues Museum a Berlino, il Palazzo Abatellis di Palermo, danneggiati durante l’ultima guerra, su cui sono intervenuti Hans Döllgast, Carlo Scarpa e David Chipperfield. Massimo Carmassi introduce spiegando il significato di tale analisi e la contrapposizione tra le diverse metodologie ricostruttive: da una parte la proposizione di nuove forme interpretative; in alternativa il perfetto mantenimento identitario dell’opera. Acocella, ricercatore e docente a Firenze, ricorda come l’opera architettonica dimostri una “resilienza materico-formale al trascorrere del tempo”; come la rovina sia “testimonianza di perdita di integrità fisica e di compiutezza figurativa, ma allo stesso tempo sia una nuova entità ... che... preserva in sé qualcosa del suo passato originario”; come essa in età moderna venga “letta come memoria di grandezza passata, ma anche come modello di ispirazione, segno passibile di rigenerazione e rinascita per il presente”. Poi espone l’evolversi nel dopoguerra delle posizioni disciplinari rispetto al tema del restauro architettonico, citando opinioni e progetti di Tafuri, Grassi, Vitale, Giovannoni, Domenig, Decq, Solà Morales, Linazasoro, Marconi.