Recensioni / Philippe Tissié. Il caso clinico del viaggiatore sonnambulo

Quello di Albert Dadas è un caso psichiatrico che ha del memorabile e che ancora oggi affascina molti lettori. Albert viaggia in stato di sonnambulismo per tutta l'Europa, arrivando semiaddormentato a Vienna, Costantinopoli, Algeri. Il suo medico, Philippe Tissié, nel 1886 raccoglie in un diario clinico le parole, i movimenti, le suggestioni, i dettagli minimi di ogni partenza ed è anche grazie a questi documenti che oggi torna in libreria Il caso clinico del viaggiatore sonnambulo, per Quodlibet. La curatrice, Valeria P. Babini, nella postfazione ricostruisce il rapporto che intercorre tra medico e paziente e ne viene fuori un valzer a due onirico e perpetuo. Albert Dadas impara le lingue dei posti in cui si trova, ma poi non ricorda di esserci stato, si imbarca su battelli verso Budapest, viene arrestato, visita città molto belle, si dirige verso Châlons-sur-Marne, Vesoul, Digione, Villefranche, si bagna sulle rive dell'Isère prima dei tramonti a Grenoble, poi però puntualmente lo trovano senza documenti e lo rimandano a casa. Sappiamo solo che da giovane ha sbattuto la testa cadendo e da allora cefalee ed emicranie non lo abbandoneranno mai.
Quando è sotto ipnosi promette al dottor Tissié di non viaggiare più, di non tentare più la fuga, poi però quando l'idea di partire gli si pianta in mente, non può farne a meno; scivola come un'anguilla tra le diagnosi, nessuna categoria schizofrenica lo riconosce: Albert Dadas fa parte dei Deliranti, degli Allucinati, dei Dementi, degli Impulsivi o dei Captivés? Questo tipo di isteria rientra tra i casi più celebri di un lavoro presentato a un Congresso di medicina mentale nel 1886, il cui titolo è già di per sé germoglio di altre avventure: Fughe incoscienti negli isterici. In una delle indagini Tissié scrive: "Albert può dimenticare la propria età, di aver fatto la prima comunione, di essere stato morso, di essere stato messo in prigione come nichilista a Mosca, ma si ricorderà sempre dei bei paesaggi che ha visto e dei monumenti che ha ammirato". Il tema psichiatrico è il tabù dei nostri anni (il sesso ormai si è sgonfiato di carica erogena); Tobino vedeva la follia come una realtà misteriosa e violenta già nel 1953, ultimamente Francesca Valente ha riportato in superficie il tema con il suo esordio per Einaudi. Non se ne parla mai troppo e Il caso clinico del viaggiatore sonnambulo può essere, a suo modo, un'occasione. Nella rothiana fuga senza fine, Albert Dadas a un tratto è a Mosca, davanti ad un commissario di polizia che gli chiede perché si trovi proprio lì e quali siano i suoi mezzi di sussistenza. Albert risponde: "Avrei qualche difficoltà a dirvelo. Ecco come succede. Ho dei forti mal di testa, mi preoccupo, sento il bisogno di camminare, e parto, vado sempre dritto e quando ritorno in me, sono lontano; la prova è che, partito da Valenciennes qualche mese fa, adesso sono qui".