Questo testo affronta il problema se sia possibile parlare di una filosofia italiana e di quali
possono essere le sue caratteristiche principali. Tale questione viene indagata e sviluppata
da Claverini attraverso l’analisi dei principali autori e interpreti della storia della filosofia
italiana per giungere ad elaborare una visione d’insieme della nostra tradizione. A tal
proposito viene chiarito il significato dell’espressione “filosofia italiana” e in che senso sia
possibile parlare oggi di una tradizione specificamente italiana all’interno di un mondo
globalizzato. Tutti temi messi al centro del più recente dibattito filosofico da numerose
pubblicazioni, che propongono tentativi di ricostruzione molto diversi tra loro. In
particolare, il testo di R. Esposito, intitolato Pensiero vivente: origine e attualità della
filosofia italiana, pubblicato nel 2010 dall’editore Giulio Einaudi, è quello che
maggiormente ha suscitato il dibattito tra gli studiosi. Lo scopo del libro di Claverini è
quello di analizzare le principali interpretazioni che ammettono l’esistenza di una tradizione
filosofica italiana e ne cercano i tratti peculiari. L’opera si articola in cinque capitoli
preceduti da un’introduzione e seguiti dalle conclusioni. Nel primo capitolo sono svolte le
questioni preliminari affrontate dagli studiosi di tale tematica. I capitoli dal secondo al
quinto presentano criticamente quattro paradigmi interpretativi scelti dall’autore, facenti
capo rispettivamente a B. Spaventa, G. Gentile, E. Garin e R. Esposito.
Nelle conclusioni vengono riassunti i risultati raggiunti dalle diverse linee d’interpretazione
della problematica, al fine di chiarire il significato del carattere specifico della filosofia
italiana. Viene tenuto in considerazione il contesto globalizzato, in cui viviamo attualmente,
a partire dal quale devono essere ripensati i concetti di nazionalità e di tradizione.
Lo scopo di quest’analisi intende perciò evitare sia il rischio della chiusura nazionalistica sia
quello della globalizzazione transnazionale. Infatti, per Claverini, risulta necessario pensare
una terza via, tanto rispetto al globalismo, quanto rispetto al nazionalismo.
L’autore ha saputo riconoscere i paradigmi per leggere il pensiero italiano nella sua
ricchezza ed originalità, ponendo l’attenzione su alcune categorie problematiche per la
riflessione filosofica. Innanzitutto la tematica della tradizione, che può essere ritenuta come
la modalità di accoglienza, nel nostro tempo, di quanto il Novecento filosofico italiano ci ha
consegnato. Pensiamo alla circolazione della filosofia italiana, tema caro a Spaventa e
ripreso con nuovi sviluppi da Gentile, così come alla vocazione civile del pensiero italiano
al centro delle considerazioni svolte da Garin e successivamente da Esposito. Grande merito
di questo testo di Claverini è quello di valorizzare il pensiero italiano in un contesto di
rinnovato interesse all’estero per le opere scritte dai nostri filosofi nella storia del pensiero.
A tal proposito, occorre ricordare che Dante, Machiavelli e Gramsci restano gli autori
italiani più tradotti e maggiormente conosciuti fuori d’Italia. Quest’opera di Claverini
raggiunge l’obiettivo di stimolare la riflessione sul pensiero filosofico italiano per una
promozione del senso critico, del valore del bene comune e di una cultura politica attenta ai
cambiamenti e disponibile a rinnovarsi continuamente. Inoltre, viene sfatato il mito di una
filosofia italiana provinciale e minore, in quanto l’alto livello dei pensatori italiani, pur se
appartenenti ad epoche storiche diverse, emerge con estrema chiarezza. La specificità della
filosofia italiana si esprime tanto nel suo manifestarsi come pensiero libero, aperto alla
realtà concreta, distante da ogni forma di astrattismo, quanto nella pluralità delle sue diverse
correnti e nella capacità di dialogare da sempre con le culture filosofiche di tutto il mondo.
Molto ricca culturalmente e feconda di sviluppi per il futuro, la tradizione filosofica italiana
si snoda attraverso molteplici tappe.
Le radici di tale tradizione sono in Italia meridionale con Pitagora (il suo teorema) e
Parmenide (l’essere), per poi passare, attraverso i secoli, a Dante (la nascita della lingua
italiana), a Telesio, Bruno e Campanella (il Rinascimento), a Machiavelli (la politica), a
Vico (la storia), a Beccaria (l’Illuminismo), a Cattaneo, Gioberti, Rosmini e Manzoni (il
Risorgimento), Croce, Gentile e Gramsci (lo storicismo).
Claverini pone all’attenzione dei lettori due elementi, di grande interesse nell’analisi della
cultura attuale, che meritano di essere indagati: la rimozione della storia e l’adozione del
metodo delle scienze in filosofia.
A proposito del primo aspetto, Claverini afferma che ogni filosofo è figlio di un determinato
contesto culturale e storico e che è proprio questo carattere storico a rendere la filosofia
pensiero critico. Quanto al secondo, viene messo in evidenza che la filosofia ha un suo
metodo di ricerca razionale, distinto da quello empirico delle scienze, e soprattutto che essa
può rivolgersi fecondamente alla ricca tradizione italiana.