Recensioni / Addio caro Sarkozy, scelgo l'Italia

PROGETTI L’architetto dei giardini lascia il suo Paese per realizzare due grandi opere a Cagliari e Bergamo

Gilles Clément: «Da voi si può difendere la natura, la Francia nemica dell’ambiente»

La Resistenza contro Sarcozy, secondo il Re dei giardini di Francia, comincia dall’Italia. Dalla Sardegna, dal centro di Cagliari per l’esattezza, dove Gilles Clément (l’uomo che con Jean Nouvel ha inventato lo stupefacente verde del Musée du Quai Branly a Parigi) trasformerà «i resti del cantiere che doveva cancellare una delle più vaste necropoli puniche del Mediterraneo» in un «Giardino Planetario», In quel Parco Tuvixeddu (appena presentato nell’ambito della prima Festarch e nato dalla collaborazione con il gruppo Coloco) fatto di canyon, passerelle sospese e fiumi di papaveri. Dove i resti dello scempio mancato (ovvero i piloni di cemento sopravvissuti) saranno destinati a diventare, quasi per una sorta di contrappasso, gli elementi portanti di un pergolato.
Ci sono tanti modi di fare opposizione. Clément ha scelto quello che conosce meglio, costruire giardini. Giardini unici come il Parc André Citroen o i giardini de La Défense a Parigi, il «Matisse» a Lille, il «Valloires» ad Argoules, il «Domaine» a Rayol. Giardini che si ispirano all’idea di quel «Terzo Paesaggio» (legata senza ombra di dubbio al Terzo Stato di Seyès e ben riassunta in quel suo Manifesto pubblicato in Italia da Quodlibet) che dovrebbe nascere – sempre secondo Clément – «dall’impegno politico concreto di ciascuno di noi verso tutti quei territori agricoli o industriali abbandonati dall’uomo che potrebbero invece costituire l’ambiente nel quale collocare le diversità biologiche e le future riserve della Terra».
Verso questi giardini «politici» il neopresidente Sarkozy non sembra però particolarmente ben disposto: «Con il voto del 6 maggio la Francia ha scelto un progetto che impegna tutti i cittadini nella meccanica distruzione del pianeta – ha più volte affermato Clément -. Per questo ho deciso di annullare la totalità degli impegni presi con i servizi pubblici e privati sul territorio francese». E così, invece di guardare all’Eliseo, Clément ha fatto rotta su Melle, la città di Ségoléne Royal (dove sta per inaugurare il suo primo «giardino di resistenza»), e sull’Italia (oltre che a Cagliari è in fase di definizione un suo progetto per Bergamo).
«Ho voluto prendere subito le distanze da questo governo – dice ancora Clément – perché non voglio più lavorare con le istituzioni: rischierei di apparire come un amico di Sarkozy. Il mio impegno adesso è uno solo: resistere». Per qualcuno i suoi sono soltanto «i capricci di un ambientalista impenitente, di un gauchista». Ma lui tiene a precisare: «Non mi definirei un uomo di sinistra. Sono passato dalla destra alla sinistra esclusivamente perché i sistemi politici ed economici nati dalle ideologie di destra non sono in alcun modo compatibili con il rispetto della vita, sia che si tratti di uomini, di piante o di animali». Il suo pessimismo sembra toccare tutti indistintamente: «I rimedi proposti da Bush, Blair e Putin in materia di ambiente vogliono soltanto creare l’illusione che si stia facendo davvero qualcosa. In realtà non stanno facendo proprio niente si serio». Stesso discorso se si guarda verso Oriente: «La Cina, scegliendo il capitalismo, ha deciso di non preoccuparsi in alcun modo dell’inquinamento e delle ragioni dell’ecologia».
Spiega ancora Clément: «Il mio Terza Paesaggio non si ispira alla classicità, piuttosto all’idea di una natura “lasciata libera”. Per me è meglio fare di meno, che fare di più”. Meglio, insomma, non forzare in alcun modo la natura, ma sfruttare le forme di energia che si possono trovare in loco, non usando pesticidi o prodotti tossici, mantenendo il più possibile la diversità del terreno». Sul problema discariche Clément è deciso: «Non conosco la situazione di Napoli. Ma lo smaltimento dei rifiuti non è per me una questione primaria. Molto più importante sarebbe imparare a non produrre più tutti questi rifiuti. Ma pure questa è un’utopia. Perché? Perché una questione del genere non verrà mai affrontata in modo adeguato dai politici attuali, perché li obbligherebbe a cambiare strada, a pensare ad una nuova politica ambientale».
Anche il rivoluzionario Clément ha comunque i suoi modelli. Come quel giardino «tra terra e mare» in Cile vicino a La Serena («sublime»), come gli italiani Bomarzo e Villa d’Este: «Tutti i giardini storici sono rivoluzionari nel senso che hanno letteralmente cambiato il modo di progettare gli spazi verdi». E rivoluzionari saranno certo i nuovi progetti di Clément. Quelli in Italia come quelli «superstiti» in Francia (da Cannes a Grenoble), quelli in Belgio come quelli in Libia e in Arabia. Ma il vero modelli di «giardino planetario», di «giardino politico» insomma, per Clément rimane ancora il suo Parc Matisse (1995-2001), proprio nel centro di Lille, con i suoi 3500 metri quadrati dedicati alla biodiversità e «naturalmente» aperti al pubblico. Eppure l’uomo che disse no a Sarkozy, il presunto gauchista, non sembra essere tanto ottimista neppure quando guarda a sinistra: «I cittadini, sia che votino a destra che a sinistra, ancora oggi dimostrano di non sapere proprio nulla di ambiente. E, purtroppo, di non aver nemmeno voglia di imparare».

TUTTE LE SUE TEORIE IN UN «MANIFESTO»

Gilles Clément (nella foto davanti al cantiere del futuro Parco Tuvixeddu di Cagliari) è nato ad Argenton-sur-Creuse nel 1943. Tra i suoi progetti: i giardini del Parc Abdré Citroen e del Musée du Quai Branly a Parigi (con Jean Nouvel), il Parc Matisse a Lille, il Jardin du Domaine a Rayol. Paesaggista, ingegnere agronomo, botanico, entomologo e romanziere («Thomas et le Voyageur», 1997; «La cerniere pierre», 1999) Clément ha influenzato un’intera generazione di progettisti di giardini con le sue teorie esposte nel «Manifesto del Terzo Paesaggio» pubblicato in Italia da Quodlibet (2005).

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