«Per la strada gli uomini avevano smesso di guardarla. Non che fosse mai stata bella, ma una certa qualità della sua carne, una materia ferma e un po’ eccessiva che non era facile rinchiudere nei vestiti, si era spesso attirata occhiate e commenti.
Da ragazza aveva provato imbarazzo e fastidio, qualche volta perfino paura per quegli sguardi: ancora si ricordava di uno che in una strada del Vomero aveva fatto il gesto di morderle un seno.»
Non è l’incipit di un romanzo, ma di un piccolo grande libro che ho riletto in una nuova edizione ampliata: casa editrice Quodlibet.
Pagine luminose per i lettori più esigenti, quelli, per capirci che si tengono lontani dai Moccia e dalle Tamaro
Il titolo del piccolo capolavoro letterario cui prima mi riferivo: Una quasi eternità.
L’autrice è Antonella Moscati.
Su questa rubrica web avevo già fatto una nota su “Una quasi eternità” quando il volume uscì per un’altra casa editrice nel 2006.
Scrissi allora in data 6 marzo quanto leggerete, sempre che lo vogliate.
Perché tanta puntigliosa precisazione di date? Perché nell’accresciuta edizione di adesso c’è un nuovo capitolo intitolato “Sedici anni” tanti quanti trascorsi dalla prima uscita del volume. Le nuove pagine riflettono su come può essere vissuto quello spazio di tempo secondo le età della vita. Sono passati 16 anni da quella mia prima lettura di “Una quasi eternità” (chi ero allora?... come attraversavo quel periodo?... non so rispondermi, cipria del tempo volata via senza effetti cosmetici sugli anni?), di sicuro non è cambiato il mio giudizio su quel libro, anzi dopo sedici anni ne ha ingrandito l’immagine.
Sedici anni fa, così ne dissi. Copio e incollo alcune righe di allora.
…Moscati, scrive, in modo elegantemente rapido, su quell’età femminile influenzata dalle leggi della menopausa, momento che qui è narrato sia nella sua fisiologica crudezza e sia come allegoria di ogni camminamento, di ogni passaggio, che trasforma vite, esistenze e vissuti nel trascorrere del tempo. Non s’invecchia gradatamente, ma a strappi dostiene l’autrice. Pagine di grande sentimento senza che mai si affacci in loro sentimentalismo, libro esemplare nel tenere insieme ricordi infantili e annunci di senilità visti nella luce di uno stesso crepuscolo.
E proprio per queste qualità, il piccolo volume di Antonella Moscati può essere letto, con diverso sentire ma uguale emozione, dalle donne e dagli uomini.
Ancora una cosa. Quante e quanti con meno cose da dire, al contrario delle tante contenute in “Una quasi eternità”, ne avrebbero fatto (e, ahimè, spesso ne fanno) racconto o romanzo. Aver scritto, invece, una riflessione tanto lucida quanto appassionata fuori della narrativa è un ulteriore merito di quest’autrice che vi consiglio assolutamente di leggere.
Mi ringrazierete.
Dalla presentazione editoriale del 2022
«Alla soglia dei cinquant’anni una donna osserva e racconta, con struggimento e con ironia, i tanti cambiamenti che avvengono in quel periodo di passaggio: nel proprio corpo, nella percezione del tempo, nei rapporti fra i sessi.
Con la pausa, o meglio con la battuta d’arresto della fertilità, la vita di una donna sembra, infatti, subire uno strano contraccolpo. Come se all’improvviso si fosse persa quella che fino a poco prima sembrava una condizione destinata a durare per sempre: la "beata incoscienza d’essere", cioè la sottile e tacita sintonia fra il tempo del proprio corpo e quello del mondo.
In uno scenario meridionale, i ricordi recenti si mescolano con quelli luminosi dell’infanzia e dell’adolescenza».