Recensioni / Renato Solmi scritti d'attacco tra Adorno ed Einaudi

L’ottuagenario filosofo raccoglie in volume saggi e interventi di mezzo secolo di attività intellettuale, dalla querelle sui «Minima moralia» al «Caso Fofi»

Una volta espresso il desiderio di rileggere la storia della cultura marxista e, più in generale, progressista d'Italia nel secondo Novecento, ci si ritroverà al cospetto di un panorama talmente vasto (perché in alcuni periodi si è trattato di egemonia pressoché assoluta di media, scuola, università, editoria), in un bosco talmente fitto e in presenza dl una fauna così varia da provare qualche difficoltà a districarsi; bisognosi come siamo, sempre, di un punto su cui far leva. Una buona occasione ed un'ottima chiave di lettura ci si presentano ora con questo prezioso tomo,
Autobiografia documentaria. Scritti 1950-2004, che raccoglie saggi e interventi vari dell’ottantunenne Renato Solmi (Quodilbet, pagine 834, euro 60,00). Voluto all'interno della collana diretta dall'appena scomparso Michele Ranchetti, già suo compagno di liceo e d'università a Milano e anch'egli traduttore, spesso ardito, dal tedesco, il libro si presenta diviso per sezioni corrispondenti, in parte, ai diversi periodi della vita dell'autore. Dai lavori dettati dall'aspirazione di carriera universitaria si passa al lavoro, editoriale svolto all'interno dell'Einaudi, alle polemiche insorte dopo la sua traduzione, parziale, dei Minima moralia di Adorno e, più in generale, al suo interesse verso la Scuola di Francoforte, per finire con una serie di scritti redatti al tempo del suo impegno come insegnante di liceo e una cospicua mole di riflessioni sull'evoluzione della "sinistra americana" negli anni '60 e '70. Vale la pena sottolineare, anche alla luce del recente dibattito intorno agli archivi di casa Einaudi, come lo stesso Solmi, che dopo dodici anni di collaborazione venne cacciato dall'editore nel novembre 1963 (nel libro si può rileggere anche il "caso Fofi", che fu la causa scatenante quel licenziamento), nell'introduzione ci tenga a precisare come «la casa editrice Einaudi non era e non poteva essere il surrogato di un partito». In realtà, aggiungiamo noi, per verificare fino in fondo quanto sia realmente accaduto, oltre che l'apertura dell'archivio dell'editore torinese, andrebbe auspicata la parola fine alle limitazioni che impediscono il libero accesso degli studiosi agli archivi del Partito comunista italiano (se ne lamentava recentemente anche la giovane e brava Magda Martini nel suo La cultura all'ombra del Muro. Relazioni culturali tra Italia e Ddr (1949-1989), edito da Il Mulino). Inutile dire che, unitamente agli esaltanti e insieme tribolati rapporti con Einaudi, le pagine più interessanti e ancora particolarmente vive siano quelle che ricostruiscono la polemica montata, tra il 1976 e il 1977, da Carchia e Fachinelli attorno ai
Minima moralia si ha qui l'opportunità di rileggere l'appassionato scritto del 1977, in cui Solmi ammette non solo la propria leggerezza nel non aver dichiarato a tempo debito e per esteso i motivi che lo indussero, con il consenso del filosofo e dell'editore Suhrkamp, ai tagli all'edizione del 1954 (mancava circa un terzo degli aforismi editi nell'edizione tedesca), ma anche l'azzardo che rappresentò quella traduzione («i Minima moralia erano il solo libro di Adorno che conoscessi»). Per fortuna sua, e del lettore italiano, una visita al filosofo e l'edizione integrale del 1979 misero a posto le cose.