Recensioni / Archivio parlante. Voci dell’arte contemporanea dall’Archivio Crispolti

Il prossimo 10 novembre, presso il Salone Napoleonico dell’Accademia di Belle Arti di Brera, verrà presentata la collana editoriale nata dal progetto “Archivio parlante. Voci dell’arte contemporanea dall’Archivio Enrico Crispolti”, realizzata con il sostegno dell’Italian Council 7° Edizione – dell’ex MiBACT (ora MIC – Ministero della Cultura) e patrocinato dal Cooper Union for the Advancement of Art and Science of New York, il Museu de Arte Contemporânea da Universidade of São Paulo of Brazil (MAC USP), e con la collaborazione degli archivi e delle fondazioni private degli artisti coinvolti: Fondazione Baruchello, Archivio Storico Maria Lai, Archivio Maselli, Archivio Luca & Rosa Patella. Livia Crispolti dell’Archivio Enrico Crispolti di Roma e Antonio Petrone, ideatore del progetto insieme a Enrico Crispolti, ci hanno raccontato come è nato l’“Archivio parlante”.

Il progetto dei “Libri parlanti” nasce grazie ai documenti raccolti dal professor Crispolti, oggi confluiti nell’archivio a lui dedicato. Livia Crispolti, qual è la genesi dell’Archivio Biblioteca di Enrico Crispolti?

Livia Crispolti: «L’Archivio Biblioteca di Enrico Crispolti nasce dalla raccolta del materiale che, a partire dalla metà degli anni ’50 del secolo scorso, mio padre iniziò a conservare per le sue ricerche. All’inizio della sua carriera i riferimenti all’arte contemporanea erano davvero pochi, forse c’era solo la biblioteca di piazza Venezia, non esisteva ancora una disciplina universitaria, perciò lui sentì il bisogno di crearsi da solo gli strumenti di lavoro. Oggi con l’istituzione dell’Archivio questi materiali sono diventati fonti accreditate sul contemporaneo.

L’Archivio Biblioteca Enrico Crispolti raccoglie documenti risalenti agli anni ‘50 fino al 2018, anno della morte di mio padre, consta sia dell’archivio, con circa 30mila voci molto eterogenee sul contemporaneo, sia della biblioteca, con 90mila volumi, cresciuta parallelamente all’archivio. Ad avvalorare l’importanza della collezione, nel 1992 la Sovrintendenza ha dichiarato l’archivio un bene di interesse storico. Questo, insieme all’inserimento nell’albo regionale, ci permette di garantire la consultazione agli esterni. Cosa che ci fa molto piacere, perché pensiamo che l’Archivio sia un organismo vivente da cui escono progetti, idee e realizzazioni, portati avanti dall’archivio stesso o dai tanti allievi di Enrico Crispolti».

Antonio Petrone, com’è nata l’idea dell’Archivio parlante?

Antonio Petrone: «Questo progetto fu ideato da Enrico Crispolti e da me, insieme, nel 2017. Potrei dire quasi per un caso: quando mi sono ricordato di alcuni seminari ai quali avevo partecipato da giovane uditore tanti anni prima. Enrico Crispolti colse l’idea e mi portò di fronte a degli scaffali pieni di audiocassette con le voci dei più grandi artisti del secondo Novecento, interrogati da lui: un materiale importantissimo che già lui aveva pensato di valorizzare. I documenti audio crediamo partano dal 1970, perché non ne abbiamo trovati di precedenti. Sono fonti eccezionali che testimoniano l’interesse di Crispolti a far parlare gli artisti, i quali, davanti a lui e al suo registratore, scoprivano se stessi, la loro arte, grazie al suo metodo, quella “spinta gentile” di Crispolti che li guidava nel parlare. Così è nato il progetto, che ha avuto poi 5 anni per arrivare in libreria. Un lavoro lungo e costellato da prototipi, pensati intorno a una traccia audio da poter ascoltare ovunque e a un testo, correlato di fonti documentarie. Noi raccontiamo una storia dell’arte altra. Crispolti, per un senso critico libero, aveva un’attenzione democratica verso gli artisti, da Lucio Fontana all’artista minore, dava alle loro opere la medesima dignità e attenzione, riuscendo a dare spazio ad artisti di valore anche se fuori dal mercato».

Livia Crispolti: «Il progetto dell’“Archivio parlante” è una forma di valorizzazione di quello che è stato lasciato e di lettura del contemporaneo. Quello che mio padre e Antonio Petrone hanno messo in atto è rendere disponibile un materiale che testimonia una forma di comunicazione e di ricerca, di comprensione del lavoro dell’artista, con una capacità di indagine psicologica. L’artista era affiancato dallo storico, lavoravano in maniera sinergica, cosa atipica per il suo tempo ma che ha portato alla comprensione di alcune figure cardine dell’arte».

Un progetto importante, che si rivolge a quale tipo di utenza?

«I libri hanno diversi livelli di lettura e di utilizzo, quasi tutti provengono da registrazioni fatte all’università, e hanno una freschezza e un’immediatezza di linguaggio che permette la comprensione agli addetti ai lavori, ma anche dagli studenti e dagli amatori. La storia degli artisti è una storia di uomini, per come si presentano, per la forma di narrazione che mettono in atto. Le differenti possibilità di lettura mirano sia a un giovane studente che a uno studioso in grado di contestualizzare e approfondire.
«In questo contesto – prosegue Livia Crispolti – l’idea di proporre il progetto ai giovani storici offre un altro punto di vista, un diverso rapporto tra studioso e artista, che non è irraggiungibile, ma deve essere ricercato sul campo».

Il 10 novembre assisteremo alla presentazione dei primi cinque libri della collana, potete parlarci di questi volumi? Quali sono i prossimi progetti?

«Proponiamo cinque volumi in cui, il primo libro, “Aspetti dell’arte in Italia negli anni Settanta”, ha come unica voce quella di Enrico Crispolti che, in quattro lezioni, racconta l’arte italiana degli anni ’70, facendo emergere anche nomi che la storia dell’arte ufficiale ha dimenticato. I successivi quattro volumi monografici riportano le conversazioni di Crispolti con Gianfranco Baruchello, Maria Lai, Titina Maselli e Luca Maria Patella.
Questi sono cinque tasselli di un mosaico molto ampio. Stiamo lavorando su diversi nomi, come Francesco Somaini, del quale mio padre ha curato il catalogo generale, Franco Summa, poi Enrico Baj, Fabrizio Plessi, Mattia Moreni, Giannetto Fieschi, Mario Ceroli. Un elenco lunghissimo, a cui speriamo possa affiancarsi una soluzione parallela, strutturata sempre con un libro guida corollato da una serie di monografie, dedicata all’arte ambientale, l’arte nello spazio pubblico. Questo perché Crispolti, fin dalla fine degli anni ’60, ma soprattutto nel 1970-1971, dopo l’incontro con Francesco Somaini, inizia a riflettere sull’arte nello spazio pubblico, quindi sulla scultura».

Torniamo ai “Libri parlanti”. Qual è il loro format e dove è possibile acquistarli?

«I “Libri parlanti” sono editi da Quodlibet, rintracciabili su internet e nelle normali librerie. A questi si aggiungono delle “cartoline parlanti”, un progetto più agile, simpatico: sono delle vere e proprie cartoline con il QRcode sul retro con la voce dell’artista che lascia delle indicazioni sull’opera. Ne abbiamo già fatti alcuni prototipi e siamo impazienti di poterle proporre al pubblico sciolte o in una serie antologica di opere.
Oltre a questi due format – interviene Livia Crispolti – stiamo attivando delle convenzioni con i musei e le gallerie per affiancare alle didascalie delle opere in esposizione dei QRcode che rimandano alle tracce audio degli artisti o di mio padre, arricchendo così il percorso museale con un materiale straordinario che è appunto la voce».

Ancora una volta capiamo che questo progetto segue diversi canali, anche grazie alla ricchezza del materiale d’archivio…

«Sì, certamente, il libro restituisce oggettività e consistenza, però coesiste con forme più leggere, pensate per interagire con una diversa tipologia di pubblico e con le istituzioni.
Tutta questa eterogeneità deriva dall’approccio stesso che mio padre aveva nei confronti delle sue ricerche. Lui aveva desiderio di fermare la realtà e di documentarla. Per cui il progetto dell’“Archivio parlante” rispecchia il nostro archivio, ovvero un organismo che pulsa di un’energia e di un desiderio di partecipazione. Ogni faldone – conclude Antonio Petrone – è una miniera di possibilità, di ricerca e di idee, di fatto tutte originate da un’intuizione di Enrico Crispolti. Presso l’Accademia di Belle Arti di Brera verrà presentato al pubblico l’Archivio parlante, ideato e in parte realizzato dallo storico e critico dell’arte Enrico Crispolti e da Antonio Petrone. Un progetto di “archeologia sonora” attraverso al quale non solo prenderanno voce i protagonisti dell’arte italiana attivi tra il 1971 e il 2016, ma sarà anche possibile arricchire il patrimonio documentario di fonti e testimonianze inedite sul panorama artistico contemporaneo».