Recensioni / Nelle "stanze" di Emilio Rentocchini
Il poeta presenta tutte le sue ottave

È uscita da poco la raccolta definitiva delle ottave di Emilio Rentocchini pubblicata dalla casa editrice Quo dlib et con il titolo "Lingua madre. Ottave 1994-2019". Il libro, che raccoglie il lavoro completo delle sue ottave, 300 stanze scritte in trent'anni, viene presentato oggi, alle 17, a Sassuolo, presso la Sala Biasin, invia Rocca 22, dove il poeta dialogherà con Rita Turrini. Quindi, alta poesia, proposta dall'Associazione Biasin, per l'importanza della pubblicazione. «Per me questa raccolta - rivela Rentocchini - è un compimento, un piccolo miracolo che mette al sicuro trent'anni di lavoro, un fatto. In fondo, le ottave mi hanno accompagnato come ombre, come ore che non volevano spegnersi nel tempo che fluisce. Adesso penso, sento, che il 'diario' dei migliori anni della mia esistenza ha trovato casa, spero ci si trovi bene». Nella prefazione del libro Giorgio Agamben sostiene che «la poesia di Rentocchini è un evento unico nella storia della poesia italiana del nostro tempo. La sua opera consta essenzialmente di trecento ottave ciascuna scritta per così dire due volte: nel dialetto di Sassuolo e in italiano. Si tratta di ottave perfette secondo la tradizione metrica (ABABABCC) di questa strofe che, dai poemi cavallereschi del Duecento fino al Boiardo e all'Ariosto, appartiene alla poesia epica e narrativa; ma, Rento echini, con un'invenzione geniale, la strappa dal suo contesto e trasforma ogni ottava in una poesia autonoma di natura essenzialmente lirica. Rentocchini si è calato in questa forma inflessibilmente chiusa fino al punto in cui la costrizione metrica si rovescia in un'inaudita libertà». E il poeta di Sassuolo è collocato nella collanaArdilut, edita da Quodlibet, in compagnia di Pasolini, Zanzotto, Biagio Marin, Franco Scataglini. Il motivo conduttore delle ottave è il tempo. "Ormai tanti anni fa, si stava ipotizzando con la regista Daria Meno zzi di teatralizzare il libro delle ottave pubblicato da Garzanti, che ne conteneva 133, e quando giungemmo a chiederci di cosa parlassero, lei disse: Il tempo. L'ho sempre trovata l'indicazione più precisa". Felice il poeta che il libro venga presentato, come prima tappa, a Sassuolo, il paese natale. «Alla fine della fiera, uno torna in qualche modo a casa, acciaccato dall'età, dolcemente malinconico, e piano piano si rende conto che non solo i vecchi amici, i conoscenti, alleviano la sua fragilità ma che la lingua, la parlata gli viene incontro amica. Che gli stessi muri lo guardano passare con un'attenzione diversa, affettuosa. Il libro si intitola Lingua madre». Sarà bello partecipare all'incontro per ascoltare dalla voce dell'autore il suono 'sassolese' del dialetto del luogo.