Pubblicate per la prima volta nel 1995 nella rivista «Il Semplice», poi raccolte in una prima
edizione del 2006, ora aggiornate e ripubblicate dall'editore
Quodlibet, le opere di Learco Pignagnoli dimostrano ancora oggi tutta la loro puntualità. Il volume (pp. 240, euro 16) curato
da Daniele Benati raccoglie tutti gli aforismi di questo misterioso filosofo, un po' cinico, un
po' poeta, nato a Campogalliano e a San Giovanni in Persiceto (in entrambi i luoghi), dipendente presso la ditta Scoppiabigi e Figli, dove tiene dietro al
loro lupo: epigrammi, brevissimi racconti, note autobiografiche o biografiche in cui il discorso filosofico si fonde con la
vita o, meglio, la vita si fa suprema manifestazione del logos filosofico, in perfetta consonanza con l'insegnamento dell'antico Diogene di Sinope.
«Se non c'è niente da ridere
vuol dire che non c'è niente di
tragico, e se non c'è niente di tragico, che valore vuoi che abbia».
Come si apprende da alcuni scritti critici, Pignagnoli è fondatore
della corrente filosofica dell'assenzialismo, coagulatasi in un
movimento che sposa come
propria pratica fondamentale
il non esserci: avendo revocato
in dubbio ogni convenzione,
ogni legge morale, ogni pratica
riconosciuta, l'assenzialismo
spinge la critica fino alla presenza positiva, chiedendosi il
motivo del privilegio tradizionalmente assegnato all'esserci
piuttosto che al non esserci. Assenti non per distrazione, ma
per consapevole deliberazione:
mancare a ogni evento, grande
o piccolo, non essere presenti
fors'anche agli avvenimenti
più trascurabili. Non solo essere assenti agli eventi e a chi vi
presenzia, ma mancare anche
l'incontro con se stessi.
La capacità di Pignagnoli di
mancare ovunque e in qualsiasi momento è da lui esercitata
con una capacità previsionale,
con un fiuto che sfiorano la profezia, mediante cui egli riesce a
mancare in concomitanza di
fatti o intere epoche storiche,
prima ancora di tutti gli altri
che invece saranno presenti. Pare che egli non abbia partecipato ad alcuno dei numerosi convegni dedicati al suo pensiero,
caratterizzati da larga affluenza di popolo, di relatori e di pubblico acclamante.
Come ebbe a scrivere di lui Ugo
Corna: «Sapere dove adesso
non è Pignagnoli, conoscere la
miriade di eventi presso i quali
Pignagnoli non è già a partire da
oggi o non è stato negli anni appena trascorsi, potrebbe mostrarci luoghi o eventi ai quali
vorremmo mancare nel 2030,
ma oggi, per una carenza di fiuto, tutti accorriamo anche senza bisogno di esser pagati». In
un'epoca in cui la presenza, al limite dell'imposizione, è predicata in ogni ambito e con ogni
mezzo, in cui ciascuno è portato
spontaneamente a sopravvalutare il proprio apporto, a pretendere smisurata adulazione al
proprio nulla, lo stupore irriducibile che guida la vita e le opere
di Learco Pignagnoli sono una lezione da apprendere e meditare. Pignagnoli è il filosofo di cui
il nostro mondo ha bisogno.
«Tranne me e te, tutto il mondo è pieno di gente strana. E poi
anche te sei un po' strano».