Recensioni / Tutto tutto tutto Pettena

Summa coloratissima e completa dedicata a uno dei maestri dell’Architettura radicale italiana, il nuovo volume dal titolo spiritoso Tutto, tutto, tutto… o quasi (a cura di Pino Brugellis Alberto Salvadori ed Elisabetta Trincherini) fornisce uno sguardo complessivo e circolare sull’intera opera di Gianni Pettena. E si configura come iniziatico per lo studio dell’intera produzione dell’artista.

Classe 1940, Pettena è uno dei protagonisti dell’avanguardia radicale fiorentina assieme ad Archizoom, Superstudio, Ufo, 9999, Zziggurat e Remo Buti. Il suo attivismo critico lo ha reso uno dei leganti teorici del movimento, di cui ha rappresentato l’anima più ironica e trasversale.

Le sue opere hanno anticipato importanti riflessioni sull’architettura contemporanea, in particolare il rapporto con il corpo, con la natura e con il paesaggio. Affascinato da docenti come Adalberto Libera, Leonardo Benevolo e Ludovico Quaroni – che insegnavano nella facoltà fiorentina nei primi anni ’60 – si trasferisce a Firenze da Bolzano per studiare architettura. Ma qui finisce per imparare l’‘anarchitettura’. Fin da studente collabora con numerosi artisti e matura un proprio linguaggio architettonico alternativo, espresso con tecniche ibride al confine tra design e arte.

Nel 1968, anno della sua laurea, realizza a San Giovanni Valdarno l’allestimento della mostra Premio Masaccio che chiama Dialogo Pettena-Arnolfo, un’invasione dei loggiati con cui dona una veste inedita al palazzo. Trascorre gli anni successivi negli Stati Uniti, dove avvia un’attività didattica e critica alla California State University e in altri importanti scuole. Qui realizza alcune delle sue opere più radicali, come Ice I e Ice II (Minneapolis, 1971), Clay House, Tumbleweeds Catcher e Red Line (Salt Lake City, 1972). L’anno successivo pubblica il suo libro manifesto: L’anarchitetto. Le tematiche indagate in quegli anni rimarranno in tutta la sua produzione, con opere divenute gradualmente più raffinate e sofisticate, ma sempre riconducibili alle radici di quell’ispirazione radicale.