Recensioni / La "vera politica"

Rintracciando nella concettualità politica moderna, in particolare nei principi liberal-democratici della maggioranza e della sovranità popolare, i meccanismi che hanno portato alla cosiddetta "forclusione della giustizia" e all'aporia insita in ogni tentativo di elaborare uno ius resistentiae, Tomba intende polemicamente porre al centro del dibattito filosofico contemporaneo il concetto di "vera politica", intesa come prassi politica irriducibile a qualsiasi procedura o assetto istituzionale e intimamente connessa all'idea di giusto. Se nell'orizzonte politico premoderno diritto e giustizia erano strettamente correlati, l'autore mostra come in quello moderno la monopolizzazione statale della Gewalt (insieme potestas e violentia) e in modo specifico l'equazione tra iussum e iustum abbiano precluso ogni discussione sulla giustizia e qualsiasi reale possibilità di mutamento politico. Quella di Tomba è una disamina spietata del pensiero politico moderno, contraddistinto, fin dai suoi esordi, da una crisi interna, costitutiva e perciò ineliminabile, a meno di costruire paradigmi del tutto inediti, sulla scorta, ad esempio, di Kant e Benjamin: "Riaprire la domanda sulla giustizia – afferma Tomba –, come fece Kant affermando la sua irriducibilità alla doxa e quindi al peso quantitativo di una maggioranza, o come fece Benjamin riattivando il concetto di messianismo ebraico, significa bucare la concettualità politica moderna". Non si tratta di disquisire sulla crisi attuale della politica, ma di comprendere come il pensiero politico moderno sia nato già in crisi, a partire dalla formulazione hobbesiana della sovranità popolare, la quale, attraverso l'identificazione tra rappresentante e rappresentato, depoliticizza di fatto gli individui.