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Uno dei
pochi architetti a saper scrivere (anche
se gli architetti tendono a scrivere tutti, con grande danno), Koolhaas nei
suoi "Testi sulla (non più) città" (Quodlibet, 2021) ha ricordato come la pianta di Brasilia ha "la forma di un aeroplano con le ali rivolte in avanti. La fusoliera dell'aereo da due file di cinque
edifici identici a dieci piani: uno per
ciascun ministero. Le ali sono costituite da oltre 130 cosiddetti "superblocchi" o (superquadras): appezzamenti di
terra rettangolari con una media di nove condomini disposti ciascuno ortogonalmente, tutti diversi ma omogenei -
una città di 1.500 condomini". Il masterplan-aeroplano fu progettato da
Lucio Costa in 15 giorni, con carta e inchiostro. La fusoliera è stata interamente arredata - in soli quattro anni,
appunto - con edifici di Niemeyer.
"Brasilia fu concepita da Juscelino
Kubitschek, presidente del Brasile dal
1956 al 1960, come una campagna militare" scrive ancora Koolhaas. ""La
fretta e l'urgenza si possono ancora
toccare con mano. Non ci sono frivolezze, nulla di superfluo, nessun dettaglio
che non sia necessario. Niemeyer non
aveva altra scelta e questo forse spiega
la ragione per cui è considerato un genio ancora oggi". "Sartre andò a visitarla, così pure la regina Elisabetta, Fidel Castro, Che Guevara e William Sandberg. André Malraux la vide come un
segno di speranza, il Papa l'ha benedetta e altrettanto fecero quasi tutti gli
architetti moderni: Gropius, Le Corbusier, Prouvé, Mies van der Rohe, Nervi". Con tocco da sceneggiatore, Koolhaas ricorda che però, nonostante il
disegno da aereo, Niemeyer durante i
lavori andava avanti e indietro da Rio
de Janeiro in Land Rover. Per la paura
di volare.