Recensioni / Annie Vivanti. Romantiche, scapigliate, protagoniste

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E se gli occhi delle donne di Induno appartengono ancora alle solitudini delle mura domestiche, quelli della Vivanti si muovono attraverso le lontananze solitarie del Texas, della Boemia e dell'Inghilterra con grande coraggio e libertà d'ispirazione; eppure i suoi contemporanei non le risparmiarono critiche, invidie e svilimenti. Si potrebbero applicare alla sua vicenda le stesse parole che Giani Stuparich fa pronunciare a Edda Marty protagonista, anch'essa cosmopolita, metà austriaca e metà slava, del suo magistrale racconto Un anno di scuola (uscito nel 1929 ma ora ristampato con il titolo omonimo a cura di Giuseppe Sandrini, Quodlibet, Macerata, 2022): «Io volli essere semplicemente un vostro compagno, e voi m'avete sempre respinto e ricacciato nel mio sesso, mi avete costretto a restar donna perché vi facessi del male».
È una vicenda di solitudine anche quella della giovane studentessa triestina che riesce ad essere ammessa, unica donna, all'ultimo anno del Ginnasio e che alla fine riesce «a veder chiaro, come mai prima né dopo, nel fondo della sua vita». Edda, che già nel nome è portatrice delle lotte raccontate nell'epica norrena, chiude così il cerchio che da semplice osservatrice, trasognata e romantica, delle battaglie risorgimentali porta le donne sui banchi di scuola, poi scrittrici, qualche volta anche affermate, come la «popolarissima» Annie.