Recensioni / Preghiera-Giovani

I ciuchi che in questi giorni ragliano contro la proposta dell’albo regionale dei docenti provino a leggere, se sanno farlo, il secondo racconto di “Giovani” di Federigo Tozzi (appena ripubblicato da Quodlibet). E’ un racconto triste e non solo perché Tozzi non ha mai saputo essere allegro: parla di una giovane maestra trasferita in un remoto villaggio dell’Appennino. “Per far la maestra in questi posti, dovrebbero prendere una nata proprio qui. Non mandarcele di lontano. Come vuoi che ci possa vivere? E perché sacrificare una persona?”. Mi sono venute in mente le trentenni lucane costrette oggi, non nel primo Novecento di Tozzi, a viaggi di dieci, quindici ore fra treno e corriera per arrivare a far supplenza in qualche valle bresciana, sperando di accumulare punti e guadagnare quattro soldi che si consumeranno invece tra vitto, alloggio e telefonate a casa. Se la Gelmini riuscirà a bloccare questa ormai secolare deportazione meriterà un coro di angeli, non di somari. “Era la camera della maestrina! Dalle spaccature della porta, la vedemmo piangere sfogliando un libro”. Leggano, i ciuchi, prima di ragliare.