Recensioni / Fernando Pessoa, Sul fascismo, la dittatura militare e Salazar

Una conoscenza superficiale della vita e dell'opera di Fernando Pessoa e la vulgata, peraltro piuttosto veritiera, che egli fosse un uomo schivo e appartato, potrebbero far pensare che il grande poeta e scrittore portoghese fosse poco interessato alla politica del suo tempo. Niente di più falso. Oltre a promuovere iniziative culturali come la rivista trimestrale Orpheu, capace nel 1915 con due soli numeri di suscitare reazioni clamorose sui giornali portoghesi, Pessoa fu un intellettuale aggiornato e curioso e dedicò alle vicende collettive che interessarono l'Europa e il Portogallo tra gli anni 20 e gli anni 30 numerosi testi, molti dei quali rimasti inediti fino al 2015, quando sono stati raccolti, a cura di José Barreto, dall'editore Tinta da China. Nei mesi scorsi gli scritti politici di Fernando Pessoa sono stati pubblicati da Quodlibet in un volume, dal titolo Sul fascismo, la dittatura militare e Salazar, curato da Vincenzo Russo. Restituire uno sguardo complessivo sul pensiero politico del poeta portoghese è assai opportuno non soltanto per l'interesse letterario, culturale e concettuale dell'opera, ma anche per fugare definitivamente alcuni dubbi che in passato erano stati alimentati a questo riguardo da interpretazioni distorte, se non manipolatorie. Il pamphlet O Interregno del 1928 in cui, pur senza sostenere le azioni della dittatura militare, si confida che il governo provvisorio dei militari riporti un po' di tranquillità nella vita pubblica portoghese, tormentata negli anni precedenti dalle lotte tra monarchici e repubblicani, e contribuisca a consolidare un'idea possibile di identità nazionale, ha fatto ipotizzare a qualche commentatore miope un Pessoa simpatizzante di visioni politiche autoritarie. Osservando con più attenzione non si può non notare che negli anni successivi le critiche di Pessoa nei confronti del regime di Antonio de Oliveira Salazar si fanno sempre più numerose, fino alla rottura definitiva e manifesta segnata dal suo articolo, pubblicato sul Diário de Lisboa il 4 febbraio del 1935 e poi censurato, contro la legge che vieta le società segrete. Del resto, forse proprio per liberare il campo da ogni equivoco, nella sua nota biografica del 30 marzo del 1935 Pessoa scrive che O Interregno "deve essere considerato come non esistente". Probabilmente, la definizione migliore della sensibilità politica del poeta sta proprio in quella nota biografica: "Conservatore di stile inglese, cioè liberale all'interno del conservatorismo, e assolutamente antireazionario". E non potrebbe essere più chiaro il suo atteggiamento nei confronti dei totalitarismi del suo tempo e di ogni politica che, a suo avviso, limita oltremodo la libertà della persona: "Soviet, comunismo, fascismo, nazionalsocialismo-tutto questo è lo stesso evento, il predominio della specie, cioè dei bassi istinti, che sono di tutti, contro l'intelligenza, che è solo dell'individuo".