Recensioni / Un muro spiega che il lavoro è tortura

Georges Perec osservatore, Georges Perec elencatore, catalogatore, annotatore. L’infra-ordinario dello scrittore francese nato nel 1936 del quale l'anno scorso si è celebrato il quarantennale della morte, raccoglie testi pubblicati fra ii 1973 e il 1981. Il volume, apparso postumo nel 1989, è ora tradotto da Roberta Del Bono per Quodlibet (pp. 111, € 13). Vi si legge, per esempio, la lista di tutto ciò che Perec ha bevuto e mangiato nel corso del 1974 (Tentativo d'inventario degli alimenti liquidi e solidi che ho ingurgitato); la sequenza martellante di Duecentoquarantatré cartoline illustrate a colori autentici, un esercizio di stile che l'autore dedica in esergo a Italo Calvino («Alla pensione Umberto, il morale è sempre alto»); il resoconto dell'osservazione di una via di Parigi, La rue Vilin, in sei date diverse, con i negozi le insegne, le scritte occasionali, gli edifici. E, come finale, una scritta tracciata su una recinzione di cemento che suona come una dichiarazione di poetica, se non di etica: Travail = torture (lavoro uguale tortura).

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