Recensioni / Stoffe di Isabella Ducrot, trame di meraviglia

Ero partito dal voler celebrare "solo" Le Stoffe di Isabella Ducrot (1931), un imperdibile e sontuoso volume (pagg. 58o, € 8o) di Quodilbet che presenta, curata da Giulia Putaturo e con le fotografie di Claire de Virieu, la collezione unica dell'artista napoletana. Sono oltre 250 tessuti, tra abiti, scialli, lacerti, frammenti, bordi, turbanti, calze, guanti, pastrani: sono trame di vita. Nella loro nuda essenza, piegati e non ostentati, luccicanti quasi intonsi o sfranti dal tempo, dal sudore, dalle emozioni forti che hanno vissuto e testimoniato, colorati e sbiaditi dalla vita delle persone. Isabella Ducrot li ha scovati, comprati, amati, usati e poi rivitalizzati nelle sue opere d'arte, tessuti di tessuti, collage di anime e sentimenti. Vengono da viaggi e miraggi, da antiquari rari, da grandi magazzini, dalle risate dei bambini, dalle aste e dalle caste, dalle bancarelle dei villaggi e dalle celle di monaci saggi: sono essi stessi preghiere e arte (come quello in foto): presenza della morte e voglia di eternità. E lo capisci - perché a ciò sono approdato, alla sua letteratura, ovvio - leggendo prose sospese e quasi allucinate, memorie evanescenti e lampi di consapevolezza della raccolta di testi di Ducrot I ventidue luoghi dello spirito (sempre Quodlibet). Nel saggetto «Il tessuto» (testo/ tessuto: che enigma!) si legge che esso è, appunto, un «contenitore di spirito». Ecco il terzo elemento, oltre trama e ordito, insostituibile e presente in tutti i pezzi: »tale ineffabile elemento scorporato, chiamiamolo soffio, o vuoto, o vanità, partecipa al modo d'essere di tutti i tessuti del mondo. E ciò che dà loro la disponibilità a trasformarsi, quando, liberati dalle strette del telaio, manifestano la loro natura volatile; sventolano infatti le bandiere, sbattono le vele delle barche, si gonfiano le gonne di seta, si agitano i manti degli angeli e dei condottieri». Stato di grazia, soffio di bellezza, mentre, come sa Paoloconte, nella pagina, e in noi, «tutto ormai sventola e danza».