«Franco Scataglini è un poeta straordinario». Ne è convinto il grande critico letterario Massimo Raffaeli, che collabora da decenni con Rai 3, autorevoli giornali nazionali e case editrici prestigiose. Invitato alla presentazione dell'opera omnia di Scataglini, in programma oggi alle 17 al Ridotto del Teatro delle Muse, Raffaeli dialogherà con il curatore del libro, Paolo Canettieri, docente di Filologia romanza all'Università «La Sapienza» di Roma, e gli altri studiosi presenti, Corrado Bologna e Monica Lombardi.
Come si sono conosciuti Scataglini, poeta anconetano nato nel 1930 e morto nel 1994,
con Raffaeli, studioso di letteratura, originario di Chiaravalle, formatosi a Bologna e più
giovane di diciassette anni?
«Ricordo bene quel giorno: era
il primo settembre 1979 e si
inaugurava la mostra di Valeriano Trubbiani a Palazzo Bosdari,
sede della Pinacoteca. Trubbiani, che mi aveva annunciato la
presenza di Scataglini, fece da
tramite. Fu una folgorazione
per me: da quel giorno non si è
più interrotto il rapporto di
scambio, anzi di devozione, con
quello che considero il mio primo maestro e un grande amico.
È durato quindici anni, fino alla
sua morte. In mezzo ci sono state la rivista radiofonica Residenza, i libri, gli incontri, le esperienze: una parte importante
della mia vita. Quando lo conobbi Scataglini, era in un momento felice della sua carriera: ormai era emersa la potenza della
sua poesia (nel 1977 uscì, in effetti, il secondo libro dell'autore, 'E so' rimaso la spina', per
L'Astrogallo di Carlo Antognini,
ndr). In quell'occasione, conobbi anche Francesco Scarabicchi, altro grande poeta e amico».
Tra le opere più impegnative
di Scataglini, c'è senz'altro la
riscrittura del poema medioevale «Le roman de la rose» in
antico francese. Lei, da critico
con formazione filologica, in
che modo ha aiutato l'autore?
«Aiuto è una parola troppo grande. Sono stato un semplice sparring partner. Scataglini aveva
già pubblicato per l'importante
editore Scheiwiller 'Rimario
agontano', ma a volte si sentiva
stanco, in preda alla vecchia
paura di fare un'operazione vernacolare. lo l'ho solo rassicurato e sostenuto come lettore. 'La
rosa', il poema che ne è scaturito, è tutto meno che la traduzione del capolavoro francese; è la
predella del suo ultimo libro, 'El
Sol', che per me resta una delle
più importanti opere del secondo Novecento. Insieme, 'La rosa' con 'El Sol', formano un dittico: la prima narra la nascita della poesia, il secondo la storia
dell'uomo e ci dicono che è la
stessa cosa diventare uomo e diventare poeta».
Come è cambiata l'attenzione
dei critici nei confronti di Scataglini, dagli anni Novanta a
oggi?
«Nonostante le sue opere mancassero dal mercato librario,
l'attenzione è cresciuta. E ora finalmente si ha disposizione questa edizione curata in modo
esemplare: dopo avere raccolto
tutta la produzione poetica
dell'autore, Canettieri ha scritto
un'introduzione che è una vera
e propria monografia. Quest'opera impeccabile e mirabile
dal punto di vista filologico è la
base per chi da ora in poi vorrà
studiare e leggere le poesie del
Nostro. L'unica cosa che manca, ancora, e che mi auguro di
vedere presto pubblicata, è
un'edizione corrente, un'antologia tascabile».
Perché si dovrebbero leggere
le poesie di Scataglini, oggi?
«Perché viviamo in un'epoca in
cui è in gioco la nozione stessa
di umanità e Scataglini è un poeta che ha interrogato a lungo la
condizione umana. Ecco un ottimo motivo per leggerlo».