Sarebbe probabilmente molto
piaciuto a Walter Benjamin questo
spregiudicato inventario della storia
del Novecento, polverizzata dentro
uno zibaldone che accosta fatti ed
eventi frantumando (almeno
all'apparenza) ogni criterio e ogni
ordine per lasciare spazio al gioco
delle libere associazioni, del
frammento in accumulo, del salto
beffardo dal tragico al frivolo. E il
secolo breve secondo Patrik
Ourednik, scrittore di origine ceca,
autore di Europeana (Quodlibet), che
Lino Guanciale dirige e interpreta,
accompagnato da Marko Hatlak alla
fisarmonica, nel monologo prodotto
dal Mittelfest in arrivo al Piccolo da
stasera.
Guanciale, come si sopravvive
dentro questo catalogo
imbizzarrito?
«L'effetto è quello di un rullo che
rischia di travolgerti, ma la sfida
dell'operazione di Ourednik sta
proprio qui. Europeana è una lista
che mette in crisi l'idea di neutralità
della lista. Nessun elenco lo è mai. La
storia è un cumulo di fatti, l'ordine
che scegli per organizzarli è già
un'interpretazione. Ourednik porta
questo assunto alle estreme
conseguenze consegnandoci una
formidabile lezione su che cosa
significa fare e costruire storie».
Le trincee della prima guerra
mondiale vengono accostate
all'invenzione del reggiseno, lo
sbarco in Normandia al mercato
degli elettrodomestici.
«Si procede per salti che sembrano
privi di logica, indietro e avanti,
all'improvviso, lungo tutto il secolo,
che così viene più volte ripercorso,
facendo rileggere gli stessi anni da
punti di vista differenti. Le faccio un
esempio: dalla macchina di
sterminio nazista si passa, in modo
arbitrario, a parlare della nascita di
Barbie. L'orrore appaiato
all'iperaccelerazione consumistica
post bellica. Questo produce una
sorta di shock, come una scarica
elettrica nella testa deflettore o dello
spettatore».
È stato portavoce del comitato
per Elly Schlein alle primarie del Pd
in Abruzzo, la sua regione.
Soddisfatto del risultato?
«Più che soddisfatto. Elly Schlein
rappresenta istanze progressiste a
cui da tempo non si riusciva a dare
voce. Quando ci sono le elezioni, ci si
lamenta perché l'affluenza è sempre
più bassa. Il giorno dopo, tutto
dimenticato e la politica torna a
ridursi ai confronti interni ai partiti,
alle correnti, ai sondaggi. Schlein si è
smarcata: ha impostato un discorso
reale, coerente e concreto, costruito
con le persone e sui territori. Mi
auguro che il Pd sappia cogliere
quest'occasione».
Su Rai 1 è tornato Il commissario
Ricciardi. E un caso, ma mentre lei è
in scena al Piccolo, al Menotti, alcuni
suoi colleghi di set sono
protagonisti di Mettici la mano, spin
off teatrale della serie sempre a
firma di Maurizio De Giovanni.
«Una coincidenza divertente. Non
potremo vedere i rispettivi spettacoli,
ma avremo modo di incontrarci a
cena, dopo teatro. Mi piace questa
nuova e altra vita del Commissario
Ricciardi, evidentemente fa parte di
un immaginario che cerca altre
forme di contatto oltre lo schermo».
Programmi per i prossimi mesi?
«In teatro sto girando con L'uomo più
crudele del mondo di Davide Sacco,
autore trentenne molto interessante,
e con il recital su Flaiano. Su Sky è in
arrivo una nuova serie, un thriller che
si intitola Un'estate fa. Per ora è tutto.
Il vero programma è stare finalmente
fermo per un po', a casa, con mia
moglie e mio figlio. Riprendere fiato,
fare il punto e capire su cosa
concentrarmi».
Casa vuol dire Milano, dove si è
trasferito un paio di anni fa. Come si
trova?
«Molto bene. È una città in
evoluzione permanente.
L'importante è che questa
evoluzione non sia elitaria».