Recensioni / Arte di cera

Nel 2011 la casa editrice Quodlibet aveva rispolverato il trattato (forse) più sottovalutato di un esperto prestigioso: Storia del ritratto in cera di Julius von Schlosser (1866-1938). La tesi di Von Schlosser, uno degli ultimi e più grandi rappresentanti della celebre Scuola di Vienna, è che («materiale viscoso e malleabile per eccellenza»), la cera si è sempre rivelata particolarmente adatta all’arte del ritratto,consentendo di restituire i dettagli più delicati e persino il colorito naturale del modello. Ma, anche, che sono proprio queste sue qualità a costituirne al contempo il lato oscuro, dando corpo all’incubo e all’ossessione di una perfetta metamorfosi. La statua di cera non allude alla realtà, bensì la replica.
L’uso di fabbricare figure di cera era assai comune già presso Greci e Romani, ma anche con gli Egizi (sopra: statuette votive in cera d’api, 1070 a.C. - 664 a.C., Londra, British Museum) e i popoli dell’Asia anteriore. Di cera si facevano soprattutto le piccole immagini che servivano per divertimento ai bambini. Oppure la si usava per il gioco che assomiglia a quello degli scacchi, i cosiddetti ladrunculi di Plinio. O ancora per le figurine votive delle are domestiche dei Lari. Anche le maschere e le immagini dei defunti, da portare nelle cerimonie funebri, erano realizzate in cera. Opere che venivano chiamate cerae o cerae pictae, nome legato all’usanza di colorarle, in modo da renderle il più simile possibile al vero.
Sono molti gli esempi di bozzetti in cera firmati da maestri come Michelangelo (il David), di Benvenuto Cellini (il Perseo), di Baccio Bandinelli (Ercole e Caco) , del Giambologna (sopra: Francesco I ordina le fortificazioni del porto di Livorno, rilievo in cera su fondo ardesia, 1584, Firenze, Bargello) o dell’Algardi (Cacciata di Attila). Nella seconda metà del XIX secolo saranno invece grandi maestri come Edgar Degas e Medardo Rosso, aderente alla Scapigliatura milanese, a scegliere la cera (d’api) come materiale privilegiato per le loro creazioni.
Nel Seicento, figura di spicco nella ceroplastica, sarà l’abate siciliano Gaetano Giulio Zumbo (1656–1701), autore di molte cere anatomiche e delle famose rappresentazioni della Corruzione dei corpi e della Pestilenza (sopra: La Peste, 1690 circa, cera policrome). Cere anatomichemolto conosciute sono anche quelle realizzate dal Cigoli e da Ercole Lelli a Bologna, tra i protagonisti della mostra Verità e illusione. Figure in cera del Settecento bolognese (a cura di Massimo Medica, Mark Gregory D’Apuzzo, Ilaria Bianchi, Irene Graziani) appena prorogata (vista l’affluenza) fino al 10 aprile a Bologna ai Musei Civici, nelle sedi del Museo Civico d’Arte Industriale, della Galleria Davia Bargellini e di Palazzo Poggi. Attorno alla ceroplastica , in età moderna, si sarebbe scatenato l’interesse (un interesse in qualche modo ibrido) di antropologi, criminologi, filosofi e artisti, interessati alle interconnessioni pseudo scientifiche-estetiche della fisiognomica. Francesco Garnier Valletti (1808 -1889) nella seconda metà dell’Ottocento si sarebbe così affermato come modellatore di fiori e frutta a uso didattico,in una sorta di «cera modificata» (sopra: seconda metà ell’Ottocento), abilità che lo avrebbe reso famoso ben oltre i confini italiani (alle sue creazioni è dedicato il Museo della frutta di Torino). Scriveva Garnier Valletti : «I Frutti artificiali si fanno con polvere d’alabastro sciolta nella cera e nel mili e nella gomma damar i quali restano duri come pietre bianchissimi nel spacarli cioè facendoli in due ed inalterabili anche al calore. Scoperta del 5 marzo 1858 in un sogno nella stessa notte così che spero poco per volta ritrovare il metodo d’imitarli che riescirano inconoscibili dai veri».
Daniel Druet (1941) è un artista francese nato nel 1941, noto per le sue sculture in cera. Per per dieci anni è stato lo scultore ufficiale del Musée Grévin di Parigi, per cui ha realizzato, ad esempio, le statue di Marcel Duchamp, Picasso o Marguerite Yourcenar. Nel 1999 ha avviato una collaborazione con Maurizio Cattelan, per cui ha realizzato, tra l’altro, l’effige del papa Giovanni Paolo II La nona ora (1999) e del giovane Hitler di Him (2001). Per denunciare il sistema dell’arte contemporanea,in cui l’artista si limita a proporre un’idea e a metterci la firma, Druet avrebbe poi dato vita a un’opera (anche questa in cera) rivolta appunto a Cattelan: Cucù (in alto: 2020).
Shooting into the corner (2008-2009; sopra, al Mak di Vienna nel 2008, poi riallestita nel 2022 alle Gallerie dell’Accademia di Venezia) è una delle opere più scioccanti di Anish Kapoor (1954), il punto d’incontro fra scultura, performance e installazione.Un cannone progettato per l’occasione dallo stesso artista (insieme a un team di ingegneri) e un compressore pneumatico che spara proiettili di cera rossa di 11 chili nell’angolo tra due pareti, un totale di 20 tonnellate ogni venti minuti si sfracellano sul muto alla base. In una sorta di inquietante orgia di cera rossa come il sangue.