Recensioni / Abitare la contrazione

Le narrazioni delle dinamiche di urbanizzazione, in Italia come altrove in Europa, tendono a concentrarsi sulla crescita o sulla riduzione della popolazione, sulla ricchezza e sulla rilevanza politica o culturale delle città. Quasi sempre entro un processo cumulativo lineare. Il libro di Agim Kerçuku tratta solo lateralmente di cause ed effetti della contrazione, affrontando invece piani, progetti e politiche che, abitando, per così dire, il declino urbano cercano di farvi fronte. Lo scarto è quello di intendere il declino quasi come fosse un processo naturale, una condizione nella quale, per motivi troppo complessi da dipanare, le città si trovano. Il libro si occupa della Germania dell'est, dove gli anni seguenti alla riunificazione hanno visto consolidarsi il processo di shrinking entro oscillazioni continue tra contrazione, ripresa e stagnazione. La diversa capacità che le città hanno mostrato di accettare queste continue scosse e di elaborare progettualità diverse da quelle orientate alla crescita è ciò che ha determinato la qualità dell'abitare di questi territori.
I territori osservati sono sei e sei sono le interpretazioni del fenomeno di shrinking Sono città di diversa dimensione che hanno avuto un diverso rilievo nella storia tedesca, ma che rappresentano bene le traiettorie con le quali piani, progetti e politiche hanno reagito diversamente alla drammatica situazione in cui si è trovata la Germania dell'est in seguito alla riunificazione tedesca (die Wende). Dopo la caduta del muro, la dismissione dell'impianto socialista si è dovuta confrontare con le problematiche legate all'esodo dei cittadini verso le regioni dell'ovest, con la scarsa competitività del settore industriale rispetto a quello occidentale e con la conseguente massiccia riduzione dei posti di la voro. Questi fattori hanno causato l'abbandono di un milione e trecentomila unità abitative, circa un sesto del totale, e hanno richiesto un completo ripensamento delle dinamiche di urbanizzazione. Quando il processo di contrazione è stato infine colto nel suo stato di normalità (e non più negato o letto come eccezione) si è cercato di interpretarlo come opportunità. E qui prendono corpo le storie narrate da Agim Kerçuku.
Alcune di queste sono legate strettamente al mondo architettonico, come quella di LeinfeldeWorbis. Le trasformazioni tipologiche che lo studio Stefan Forster Architekten ha apportato ad alcuni Plattenhau (edifici prefabbricati) sono entrate nel repertorio delle riviste di architettura grazie alla capacità di trasformare con alcuni semplici interventi il tipico paesaggio urban socialista nei modelli abitativi píù caratteristici dell'ovest, fino alle emblematiche "ville" (di stampo occidentale) create sottraendo interi volumi da un edificio a stecca Plattenbau.
Altre storie stupiscono per la loro energia catalitica. Con l'attivazione temporanea dell'Hotel Neustadt, in un'area fortemente stigmatizzata della città di Halle, alcuni imponenti edifici abbandonati sono diventati, per la durata di un'estate, lo sfondo per moltissime attività artistiche, culturali e sociali, dalla sauna in piazza a spettacoli teatrali in grado di coinvolgere attivamente i ragazzi di Neustadt.
Il caso forse più emblematico è quello di Lipsia. Colpita da processi di contrazione già negli anni novanta, la città ha adottato una strategia che con qualche ironia ha definite "città perforata": una città che si avvantaggia dei numerosi vuoti urbani, più o meno recenti, per raggiungere una condizione di maggiore sostenibilità. La rinaturalizzazione dei vuoti è stata in grado di far nascere un Leipzig's model della pianificazione territoriale, in grado di coinvolgere nelle decisioni attori tra loro in conflitto: pianificatori, compagnie immobiliari, associazioni dei cittadini. Un processo interessante e in parte controverso: ora nuovamente in fase di crescita — anche grazie alla nuova attrattività generata dagli interventi di rinaturalizzazione — la città vede innescarsi processi di espulsione, crescita e densificazione. Un ritorno a vecchie dinamiche che rende evidente l'incapacità di agire con la contrazione a lungo termine.
Altre storie guardano a progetti a scala territoriale (regione della Lausitz), alla demolizione come strumento creativo e progettuale (Hoyerswerda) o a trasformazioni urbane legate a scelte strettamente politiche (Görlitz/Zgorzelec). Pur non offrendo un'immagine consolidata delle shrinking cities tedesche, questi esempi tratteggiano un'ampia gamma di sperimentazioni.
Da qualche anno Kèrçuku si occupa all'interno del Politecnico di Milano di territori fragili. Nella sua prospettiva, lo shrinking, lungi dall'essere uno "stigma" di determinati contesti urbani "in declino" può essere invece considerato una condizione, un modo di essere dentro dinamiche di urbanizzazione, sulle quali ci dovremo confrontare sempre più frequentemente nei decenni a venire, anche nel nostro paese. Risulta quindi di grande interesse lo sguardo attento e indagatore che Kerçuku rivolge alle trasformazioni di quelle città della Germania dell'Est, studiate e raccontate nel formato di un viaggio. Un viaggio fatto di descrizioni fisico-spaziali, ma anche di limpide restituzioni fotografiche e cartografie, riferimenti artistici e cinematografici, e soprattutto di incontri con gli attori dei processi indagati.
Scritto durante la seconda ondata di covid, questo libro è particolarmente sensibile all'ineluttabile ritorno di dinamiche di contrazione al centro dell'abitare contemporaneo in Occidente.
Guardando a queste storie di un recente passato (est) europeo, la convinzione dell'autore emerge chiara e convincente: cambiare la prospettiva dalla ricerca ossessiva della crescita a quella dell'accettazione della contrazione apre un campo di lavoro per la cultura spaziale progettuale ancora poco esplorato. E un campo di opportunità per creare spazi migliori e pratiche abitative di qualità.