uel che ci parla, mi pare, è sempre l'avvenimento, l'insolito, lo straordinario ... come se la vita dovesse rivelarsi soltanto attraverso lo spettacolare ... Come parlare delle cose comuni, o meglio, come braccarle, come stanarle, come liberarle dalle scorie nelle quali restano invischiate; come dar loro un senso, una lingua, che possano finalmente parlare di quello che è, di quel che siamo? ... Ciò che dobbiamo interrogare sono i mattoni, il cemento, il vetro, le nostre maniere a tavola, i nostri utensili, i nostri strumenti, i nostri orari, i nostri ritmi." Georges Perec non finisce mai di stupirei E quel che fa di lui un grande scrittore è proprio l'attitudine a cogliere nell'ordinario lo straordinario, la poesia nella normalità, il numinoso nel disincanto. Anche i suoi scritti minori (ma proprio lui ci ha insegnato che non esiste minore e maggiore nell'opera work in progress di un autore) hanno il senso della vertigine, e toccano e trascinano per la capacità di individuare un elemento metafisico nel dettaglio, nelle piccole cose di ogni giorno, nei luoghi consueti, nelle abitudini reiterate, nell'apparente e innocente quotidianità dei nostri gesti e dei nostri sguardi. Come quando osserva una strada di Parigi in momenti diversi, restituendoci con la descrizione dettagliata delle attività e delle case il passare inesorabile del tempo: una parete ingiallita, una finestra aperta per anni e poi chiusa, un esercizio commerciale dismesso. O quando - in perfetto stile Oulipo - invia a duecentoquarantatré destinatari che sta a noi immaginare cartoline illustrate a colori autentici, utilizzando con piccole variazioni sempre le stesse parole e frasi e facendoci riflettere sulle enormi possibilità della lingua. O quando passa in rassegna tutto quello che ha mangiato e bevuto in un anno, una vera e propria tassonomia della gastronomia d'oltralpe con qualche concessione anche all'Italia. Per non parlare di tutti gli oggetti che ci sono sul tavolo di lavoro di uno scrittore compreso il foglio su cui lo scrittore sta scrivendo tutti gli oggetti che ci sono sul tavolo di lavoro di uno scrittore.