Recensioni / Una chance per le città

In Francia Philippe Bihouix, Sophie Jeantet e Clémence De Silva hanno pubblicato lo scorso anno La ville stationnaire, un libro critico nei confronti della tendenza alla crescita e a favore di una stabilizzazione della dimensione delle città puntando sul loro miglioramento qualitativo. Ma nelle città, oltre a un efficace governo delle immigrazioni e al potenziamento delle politiche per le famiglie, con un deciso investimento a favore della loro qualità, può servire una politica specifica che intervenga sulla loro contrazione? In merito è utile riflettere sull'esperienza delle cosiddette shrinking cities (le città contratte) della Germania est riunificata, ripresa nell'interessante libro pubblicato dalla Quodlibet di Agim Kenuku, assegnista presso il Politecnico di Milano. La lunga esplorazione condotta muove dagli anni della riunificazione, quando in tutta la Germania orientale un sesto delle abitazioni viene abbandonato, e 4 milioni di abitanti lasciano quei territori per trasferirsi nelle regioni occidentali. Questa situazione viene affrontata come un'opportunità da sfruttare sperimentando un ventaglio di politiche urbane diversificate. Ma un programma specifico per affrontare il complesso fenomeno prende l'avvio soltanto nel 2002, con un intervento federale, lo Stadtumbau Ost, così alcune città avviano operazioni di ripristino e riduzione del consistente surplus abitativo all'interno di piani urbanistici, contrastando il fenomeno della contrazione con progetti dove si concentrano interessanti sperimentazioni. E negli anni questo processo supera la condizione di resistenza, di eccezione, per divenire pratica assimilata e spazializzata, in un percorso complesso tra contrazione, ripresa e stagnazione. Anche se complessivamente le trasformazioni della Germania orientale si presentano in modo ambivalente con successi e arretramenti. Per quanto riguarda direttamente le città, l'esperienza di maggiore interesse è quella messa in campo a Lipsia. Qui la valorizzazione delle opportunità offerte da una città, considerata ironicamente «perforata», è stata affrontata con una pianificazione urbanistica di valorizzazione e rinaturalizzazione dei vuoti urbani, coinvolgendo nella realizzazione i soggetti interessati, dalle associazioni di cittadini, ai pianificatori, alle compagnie immobiliari. Si è innescato un processo interessante, anche controverso, di azione nei confronti della contrazione a lungo termine, improntata nel tempo alla crescita e densificazione generata dall'attrattività prodotta dalle pratiche di rinaturalizzazione. Così Lipsia si è affermata come la città tedesca a più rapido sviluppo anche mettendo in discussione gli obiettivi dell'esperienza della rinaturalizzazione. Tra le altre esperienze segnalate può essere ripresa l'esperienza della città di Halle della Sassonia-Amhalt di 238.000 abitanti, la maggiore del Land, dove sono state promosse attività artistiche, culturali e sociali in un'area con grandi edifici abbandonati conseguendo risultati significativi di rigenerazione urbana. Ma il libro ha il merito di estendere la narrazione a un ventaglio ampio di pratiche adottate per affrontare il fenomeno della contrazione. E a mio avviso si propone come riferimento di grande interesse per un'auspicabile programmazione a favore delle città del nostro Mezzogiorno. Nel convincimento che un atteggiamento propositivo verso la contrazione urbana possa consentire di esplorare prospettive interessanti di progettazione degli spazi urbani, migliorarne la vivibilità e potenziarne anche l'attrattività.