Trent'anni dopo, esce la ristampa del
capolavoro di Gilles Clément, II giardino
in movimento (Quodlibet Habitat, 303
pagine, 34 euro). Prima di rimettere mano alle coltivazioni per diletto, bisogna rileggere quel
testo che apre la mente e il cuore al rispetto delle
specie vegetali spontanee e naturalizzate che ci circondano. Ogni zona ha le sue, ma Clément è un
grande viaggiatore e ci racconta che cosa ha trovato
in giro per il mondo, non solo nella zona di La Vallée,
Nuova Aquitania - dove "ha costruito una casa da
giardiniere" (e lo racconta in un libro con questo titolo, uscito nel 2014 e nel 2022) circondato da boschi
e piccoli corsi d'acqua facendone un vero paradiso
- ma anche a Bali, nella Vallée de l'Ourika in Marocco,
sul lago Tai, nella Cina orientale, nel Canale di Panama, in Nuova Zelanda, e si potrebbe continuare ancora, ma già si ha un'idea di che
cosa intenda quando parla di "giardino in movimento".
Una lettura affascinante nonostante sia ricca di nomenclatura
botanica, o forse proprio per questo. Nonostante sia eccessiva
nell'elenco dei semi di erbacee
spontanee da seminare e quando,
o forse proprio per questo. Nonostante allarghi talmente lo sguardo
da spaventare, o forse proprio per
questo. Nella nuova edizione ha
aggiunto foto che mancavano e
che aiutano il lettore a prendere
fiato e a sognare. Malve e Lupini,
Crisantemi e Papaveri, Calle e Aglio gigante, Euforbia
e Candele del Deserto, Tulipani e Clematidi, Verbaschi e Finocchi acquatici, più cento altri ispirano il
cuore e tentano la mente. Clément il difensore delle
"piante vagabonde" portate dal vento e delle Friches, intraducibile parola che indica le aree incolte,
in città come in campagna, apre nuovi orizzonti verdi.
Non vorremmo tutti essere come i Quattro Moschettieri qualche decennio dopo, un po' più guasconi nel
realizzare le nostre fioriture e lasciare che la Natura
trovi modo di arricchirle a proprio piacimento?