Recensioni / Preghiera

Mi restano l'oppio e i quadri di Dieter Kopp (1939-2022). Lo penso sfogliando il cataloghino Quodlibet della mostra del pittore tedesco, Palazzo delle Esposizioni, Roma, fino al30luglio. Io non riesco a dimenticare Torino e i proclami degli Scrittori contro la Libertà di Espressione, non riesco a non pensare che quando (prima o poi fatalmente accadrà) si chiuderà lo spiraglio liberale del governo Meloni finirò nelle liste di proscrizione, se quel giorno sarò vivo, e dovrò pubblicare con Youcanprint. Mi ci vorrebbe dell'oppio (il tavor non mi interessa, troppo legale e troppo poco letterario). E' la sostanza che sembrano aver consumato in abbondanza le vertiginose ragazze nude di Kopp, artista non a caso apprezzato da Balthus (oltre che da Agamben e Jean Clair, presenti nel catalogo). "Nudo giallo e fiori", "Il grande nudo rosso", "Nudo con fascia nera", "Chantal"... Sono gettate su letti e divani fra echi di Previati ("Fumatrici d'oppio") e Francesca Woodman (le cui foto furono scattate pochi anni prima, nella stessa Roma, forse negli stessi quartieri in cui Kopp visse per oltre cinquant'anni). Si sente il caldo (certamente siamo in estate), si intuisce il sudore. Ma non si capisce se è orgasmo o sogno, sonno o suicidio, estasi o coma. Di sicuro è l'oblio tanto desiderato.