Molti dei testi pubblicati in
questa edizione degli scritti
di Pessoa sono rimasti inediti
fino al 2015 e sono dedicati
ai fenomeni politici di cui fu
testimone egli stesso, fino al
1935 anno della sua morte.
Si tratta quindi delle sue
valutazioni riguardanti il Fascismo
italiano, la dittatura
militare portoghese (1926-1933) e la creazione da parte di
António de Oliveira Salazar nel
1933 dell’Estado Novo. Il lavoro
di restituzione è merito di José
Barreto ed è assai interessante
perché consente di cogliere
molto più puntualmente, in
modo peraltro argomentato e
sostenuto da varie fonti, l’impegno
politico e civile del ben
più conosciuto poeta Pessoa.
Lo stesso curatore degli
scritti inediti non usa infatti
mezze parole nell’evidenziare come quella di Pessoa sia a
tutti gli effetti una “fascistizzazione
postuma” che, chiarisce
Vincenzo Russo nella sua prefazione
all’edizione italiana,
“viene smontata dall’evidenza
dei documenti da lui riuniti per
la prima volta nel volume” (p.
10). Gli scritti sono presentati
in ordine cronologico, grazie
ad uno sforzo di attribuzione
riuscito quasi del tutto, così da
consentire una lettura della dimensione
diacronica del pensiero
dell’autore (1923-1935)
protagonista di un momento
storico segnato da profondi e
tumultuosi processi di cambiamento
e comunque segnato
da una situazione di crisi a più
facce. Basti pensare solo al livello
internazionale: Pessoa
“vive” la Rivoluzione Russa, la
presa del Potere del Fascismo
in Italia, del Nazismo in Germania,
il crollo della Borsa di
Wall Street e, in generale, la
fine dei sistemi liberali.
Sono scritti eterogenei i
suoi, in cui la sua inafferrabile
e poliedrica personalità non
cede a schematismi, neppure
quando lui stesso li suggerisce
al lettore. Tuttavia, è importante
saper valutare i tempi
in cui Pessoa scrisse così da
comprendere anche la mancata
pubblicazione di alcuni dei
suoi testi. Se l’autore si poteva
consentire di epitetare Mussolini
“piccolo Duce”, in patria
gli scritti sull’Estado Novo e Salazar
sarebbero di sicuro incorsi
nella censura, il che contribuisce
a spiegare insieme
ad altre ragioni legate anche al
panorama editoriale di allora,
come persino la sua opera letteraria
poi più famosa, Il Libro
dell’Inquietudine, non siano
stati pubblicati in vita.