Recensioni / Nori Paolo legge Paolo Nori al Caffè letterario

Intervista allo scrittore parmigiano Paolo Nori, che ha presentato ieri il suo ultimo libro "Pubblici Discorsi", edito dalla Quodlibet Compagnia Extra
Ieri sera, al Caffè Letterario di Parma lo scrittore parmigiano Paolo Nori ha presentato il suo ultimo libro "Pubblici Discorsi", edito dalla Quodlibet Compagnia Extra. In un incontro un po’ teatrale e un po’ fra pochi amici al bar, non a caso, Paolo Nori ha letto alcuni dei pezzi più divertenti. Fra risate, riflessioni e discorsi linguistici un invito alla lettura di casa nostra.

Un discorso pubblico su pubblici discorsi?
Non è proprio così. Sarebbe anche un discorso interessante, voglio dire, un discorso così sul discorso pubblico di pubblici discorsi, ma stasera faccio solo la presentazione di un libro che mette insieme discorsi fatti su commissione e siccome io non sono tanto capace di parlare in pubblico allora ho preferito scrivere prima.

Preferisci scrivere piuttosto che parlare, ma hai sempre avuto questa voglia di scrivere?
In realtà non è una vocazione. Ho iniziato a scrivere a 33 anni un po’ per disperazione. Non avevo altro da fare.

In questo libro non c'è una storia particolare, non ci sono protagonisti, non è un romanzo. Però viene fuori un Paolo Nori ironico, riflessivo. Insomma, ci sei tu dentro?
No. Diciamo che scrivo quello che secondo me vale la pena di scrivere. La mia vita non è nulla di queste cose, almeno non è così interessante.

In uno dei tuoi discorsi parli di Parma e ne fai un ritratto in cui appare tirona...
La trovi un po’ tirona?

Tu scrivi "per la Gazzetta di Parma, Zavattini, avendo vissuto un po' a Parma, lo considerano come se era di Parma. Non solo Zavattini, ma anche il Correggio e il Parmigianino, che il Parmigiaino si potrebbe pensare va nè lì c'è il nome, ma il Correggio, è difficile sbagliarsi, è di Correggio, solo che a Parma, per loro anche Stendhal, che come è noto è francese, per loro anche Stendhal sembra di Parma". a me un po' tirona sembra...
No. E’ Parmocentrica, direi, e questo è ridicolo. Anche se a me Parma piace molto, mi fa emozionare.

Nel tuo libro usi un linguaggio particolare, con influenze del parlato e del pensiero. Il tuo modo di scrivere è molto originale, sembra costruito.
In realtà qui scrivo nella mia lingua madre, cerco di far entrare nella lingua letteraria anche la lingua del bar dove andavo io a sedici anni, al bar Riviera. E una volta, mi ricordo, che una volta non c’era tanta gente che leggeva ed io ero andato alla festa dell’Unità e avevo comprato un libro di Sciascia La Sicilia come metafora, e l’avevo appoggiato sul bancone e uno riferito a me ha detto “ c’è della gente che vuole fare l’intellettuale”. Ecco lì, in quel bar lì, leggere libri era una cosa un po’ singolare. Così come a quelli che scrivono i bar non piacciono. A me quei mondi lì, quello dei libri e quello dei bar son sempre piaciuti molto. Allora ho fatto entrare la lingua del bar dentro ai miei libri.

A proposito di luoghi: ormai a casa c'è la tv, sul treno l'ipod, a scuola internet. Per i libri non c'è spazio. Esiste un luogo preciso dove leggere il tuo libro?
Per me lo puoi leggere anche in bagno. Anche se va letto tutto di seguito, un discorso anticipa quello successivo: c’è un unico filone.

Costa 14 euro, vale la pena fare l'investimento "Paolo Nori Pubblici discorsi"? Consiglieresti di comprarlo?
No. A me vien sempre da dire di no. Meglio andare a vedere una partita del Parma. Se uno vuole comprare il libro, allora non c’è bisogno che glielo dica io, mi sentirei molto in imbarazzo. Non è che uno diventa più intelligente se legge. I libri non servono a diventare più intelligenti