Recensioni / Tutte le opere di Learco Pignagnoli su Alain Elkann

Opera n. 25
Lo scrittore Alain Elkann, tutte le volte che pubblica un libro, mette una sua fotografia nel retro di copertina dove appare sempre pensieroso e con il mento appoggiato alla mano chiusa a pugno. Che cazzo ha da essere sempre pensieroso?

Opera n. 103
Lo scrittore moraviesco Alain Elkann, in un articolo su un rotocalco patinato, spiega la sua concezione delle vacanze: «Per me vacanza significa prima di tutto riposo. Riposo dalla vita di tutti i giorni. Cambiamento delle abitudini quotidiane. Quando sono in vacanza amo fare viaggi diversi da quelli che faccio per lavoro. Svegliarmi spontaneamente senza il suono della sveglia. Leggere. Scrivere cose mie. Insomma recuperare spazi di tempo vissuto...». Dopo queste originali parole l'autore spiega di aver scritto un diario di viaggio su una bellissima vacanza estiva e di averlo subito fatto leggere al professor Veronesi, il quale professor Veronesi l'ha distribuito ai malati dell'ospedale che stavano morendo perché ricavassero una gratificazione dall'esperienza vissuta da uno scrittore, rivivendo l'emozione del suo viaggio. Elkann conclude l'articolo così: «Il mio libro è la testimonianza di come una vacanza possa diventare anche motivo d'ispirazione». Non so voi, ma io dico che una cosa del genere ha dell'incredibile.

Opera n. 104
C'è il fatto che il 98 per cento di quelli che leggono l'articolo di Elkann sulle sue vacanze lo prendono sul serio, e casomai gli danno anche ragione. Non gli passa neanche per la testa che faccia ridere. Dico io: Ma se uno ci pensa, non è una cosa da impiccarsi subito? Non c'è da impiccarsi subito al tragico pensiero che il 98 per cento dei tuoi simili non ridono leggendo l'articolo dello scrittore Elkann? Sì, ma dico io, chi s'impiccherebbe, però? S'impicca l'uomo solo. Gli uomini che stanno con una bella donna non ci pensano neanche lontanamente a impiccarsi. È l'uomo solo, che sta lì in casa da solo, senza una donna per fare delle belle chiacchiere, che viene colpito da quel tragico pensiero alla lettura dell'articolo di Elkann.

Opera n. 106
L'uomo solo sta in casa a rimuginare sull'articolo dello scrittore Elkann, e non trova neanche qualcuno per leggerglielo e farsi quattro belle risate. No, perché il 98 per cento dei suoi simili non lo capirebbe, e gli darebbe anche torto. Ecco la situazione dell'uomo solo. Mentre gli uomini che hanno una bella donna stanno bene al mondo, sono uomini sani, fortunati, e se lo cagano uno come lo scrittore Elkann. Cosa vuoi che gli importi a loro? Altro che il professor Veronesi. Quello lì, chissà dove ha preso la laurea.

Opera n. 124
Lo scrittore solo, anche in casa sua, c'è solo lui. Invece in casa dei guzzatori ci sono i guzzatori più le donne che loro guzzano. L'uomo che guzza allora guarda tutto di una rivista, legge tutti gli articoli, anche quelli di Elkann che è andato in vacanza.
Delle volte i guzzatori fanno una bella guzzata, poi si rovesciano sul letto, prendono in mano la rivista sul comodino, la aprono a caso dove c'è l'articolo di Elkann sulle sue vacanze e dicono: Fa' vedere che ho voglia anch'io di andare un po' in vacanza. Poi sbadigliano o s'accendono una sigaretta in modo da sentirsi padroni della situazione. E le donne allora dicono: Fa' vedere quell'articolo. Perché vogliono andare in vacanza anche loro, le donne.
Solo che delle volte gli cade l'occhio dove si parla del professor Veronesi che ha fatto leggere il diario di viaggio di Elkann ai suoi malati, e allora s'intristiscono, ovvio.

Opera n. 177
Momento! fermi tutti che ho sbagliato! Comprate pure i libri di Moravia che adesso vi suggerisco io il titolo giusto: Vita di Moravia. Un libro ricavato da una lunga intervista che gli ha fatto lo scrittore Alain Elkann.
È un libro, questo, che quando lo leggete capirete d'aver fatto un grande acquisto. Altro che mezzo chilo di carta, come dicevo io! A pagina 81 della Vita di Moravia, Moravia racconta che era andato da New York a Città del Messico e poi a Città del Messico aveva preso il treno per tornare a New York e dice che s'era trovato nello scompartimento con una matura donna tedesca che sembrava Göring in gonnella.
Poi dice che questa donna ha cominciato a chiedergli chi era e dove andava e di che nazionalità era. E Moravia le ha detto: Indovini lei. E la donna tedesca: Spagnolo? No. Inglese? No. Francese? No. Portoghese? No. Danese? No. Polacco? No. Irlandese? No. Ungherese? No. Austriaco? No. Insomma non ci prendeva mai e alla fine Moravia è stato lui a dirle che era italiano.
Dopo Moravia racconta che hanno cominciato a chiacchierare e pian piano sono andati lungo il treno fino all'ultimo vagone dove c'era un terrazzino. Poi Moravia racconta che il treno scodinzolava in mezzo a una campagna brulla e polverosa, fitta di cactus, e che hanno fatto all'amore lì sul terrazzino in mezzo agli scossoni del treno. Moravia dice che era una donna più che matura e lui l'abbracciava e sentiva la sua carne molle e sgonfia che si spostava stranamente sullo scheletro.
Quindi sul terrazzino alla fine di quel treno, mentre che attraversavano lo stato dell'Arkansas, dovremmo immaginarci che Moravia era là in piedi che trombava questa donna tedesca somigliante a Göring. E non me le invento mica io queste cose, le racconta Moravia stesso nella lunga chiacchierata che ha fatto con Alain Elkann.

Opera n. 178
Dopo c'è Alain Elkann che fa una domanda geniale a Moravia. Gli chiede: Com'era Hong Kong? E Moravia risponde che Hong Kong era meno grande di adesso. Poi che da Hong Kong è andato a Macao dove ha subito incontrato un ragazzo che gli ha detto: Vuoi fare l'amore con mia sorella? E Moravia ha risposto: Va bene. Poi Moravia racconta che c'era una grande stanza con tutta la famiglia che stava cenando a un tavolo, padre, madre e figli. In fondo alla stanza c'era una tenda e dietro la tenda c'era un letto dove stava la figlia. Poi Moravia dice che ha fatto l'amore con lei dietro questa tenda che oltretutto era trasparente. Poi è uscito, ha pagato e se n'è andato. Oh le invento mica io queste cose, le racconta Moravia stesso nella lunga chiacchierata che ha fatto con Alain Elkann. E quindi adesso noi ci possiamo immaginare che mentre tutta la famiglia era là a tavola che cenava, c'era Moravia dietro la tenda trasparente che trombava la figlia di quella povera gente. E questo è quello che aveva da raccontare di Hong Kong.

Opera n. 179
Dopo, in un altro punto della Vita di Moravia c'è Moravia che racconta di quando era andato a Berlino ai tempi di Hitler e lui di quel fenomeno storico noto come nazismo ha da dire questo. Racconta che girava per una strada dove c'era una grande folla che andava tutta nella stessa direzione, e lui, Moravia, s'è lasciato trascinare da questa grande folla perché non sapeva dove andare.
Ad un tratto, però, Moravia racconta di aver visto una donna alta, snella, bionda, tutta chiusa in un impermeabile bianco che camminava sola e non pareva lasciarsi travolgere come lui dalla folla, ma andare in una sua direzione, precisa e al tempo stesso priva di scopo, come per esibirsi, che è la maniera di camminare propria delle prostitute, dice Moravia (io non lo sapevo questo, ma notate con quanta pignoleria e buona memoria racconta un fatto avvenuto più di cinquant'anni prima).
Dopo, Moravia racconta d'aver cominciato a seguire quella donna perché c'era nella sua determinazione a non partecipare all'entusiasmo generale qualche cosa di ostinato e di indipendente che lo affascinava.
Così, seguendola, Moravia è arrivato in una grande piazza gremita di gente che scandiva slogan e applaudiva, e a un tratto, al secondo piano di un palazzo, s'è aperta una finestra ed è apparso il Fuhrer, Hitler in camicia bruna, racconta Moravia, col braccio steso in avanti nel saluto nazista. Dopo Moravia racconta che la folla ha fatto silenzio e Hitler ha parlato con voce furiosa e arrochita come se avesse già parlato a lungo.
Ma ha smesso quasi subito, ha fatto di nuovo il saluto nazista e se n'è andato. In quello stesso momento, racconta Moravia, Moravia s'è accorto che la donna era ancora lì e, noncurante di Hitler e della politica, lo aspettava. Così le si è avvicinato, le ha parlato, e lei l'ha preso per mano dirigendosi verso una stazione di taxi. Moravia poi racconta che lui la guardava mentre il taxi correva e ammette che — come spesso avviene in questi casi, dice Moravia — vedendola da vicino gli sembrava meno graziosa e interessante che da lontano.
Dopo tanta esibizione, afferma Moravia, lei pareva soprattutto ansiosa di agire con professionalità, senza nulla concedere ad una simpatia sia pure convenzionale. Racconta Moravia che lei freddamente gli è stata accanto nel taxi voltando la testa verso il finestrino; che freddamente nell'ascensore dell'albergo di Moravia lei si è tenuta in piedi di fronte alla porta; che freddamente, una volta nella camera di Moravia, lei si è spogliata disponendo con grande riguardo i propri vestiti su una seggiola; che freddamente, alfine, lei e Moravia hanno fatto l'amore. Ve l'ho detto io che quello lì, bisognava stare attenti, perché non ci pensava mica due volte: appena arrivava in un posto: giù legna!

Opera n. 180
Dopo a pagina 180 c'è Elkann che torna a fare un'altra domanda geniale a Moravia e gli chiede: Che impressione ti fece Saul Bellow?
E qui devo riportare la risposta di Moravia per intero perché è raro che a una domanda geniale si possa dare una risposta ancora più geniale. Dice Moravia: Quella di un intellettuale molto acuto, che però non parlava di letteratura, ma di cose qualsiasi e normali. Mi parve anche un grande nevrotico di specie indefinibile. A Chicago ebbi un'avventura con una prostituta nera, che aveva per amante un giovane bianco del sud, il quale non aveva il coraggio di sposarla. Lui rimase a bere e la donna ed io, con il suo consenso, andammo a cercare un albergo. Ricordo che aveva un bellissimo corpo, con la pelle di una grana finissima del colore del caffè tostato. Fece tutte le solite cose, entrare nella camera, guardarsi intorno, spogliarsi, ma con gli atteggiamenti rigidi della puritana che era e così le dissi a un tratto: Ti pago, ma non facciamo l'amore. Poi ritornammo dal suo amante e questo fu tutto. Notare che la domanda era che impressione gli aveva fatto Saul Bellow. Chi non ci crede può andare a controllare di persona a pagina 180 del bellissimo libro Vita di Moravia scritto in collaborazione con Alain Elkann.

Ma adesso però mi sono rotto i maroni di parlare di Moravia e non ne parlerò mai più finché campo.

Opera n. 361
Sono gli Elkann e gli Agnelli i suoi dirigenti, diceva Cariati, e ci sono dei tifosi che gli tirano dei cancheri dalla mattina alla sera perché hanno ripreso Allegri dopo che l'avevano licenziato, che avevano fatto benissimo.
Ce n'era uno l'altro giorno, di questi tifosi, che diceva di aver smesso di tifare la Juve per colpa del suo presidente e non l'avrebbe mai più tifata finché non l'avessero tolto di mezzo. E sperava in Lapo Elkann, che di tutta la nidiata gli sembrava il più in gamba.