Recensioni / Riscoprire Brandi, il profeta scomodo della critica alla postmodernità

Il saggio di Cesare Brandi La fine dell’A­vanguardia, scritto nel 1949, ricompare o­ra da Quodlibet a cura di Paolo D’Ange­lo. È uno scritto eccezionalmente lucido e profetico, incredibilmente trascurato, sotto­valutato, occultato, se non respinto, per mez­zo secolo dalla critica e dall’estetica. Non lo avevo mai letto. Ma posso dire di essermelo sentito addosso: perché quando avevo vent’anni e nacque il Gruppo 63 o Neoavan­guardia italiana reagii istintivamente come se si trattasse di un falso, di una truffa, di un’i­deologia del presente, del futuro e del passa­to in realtà 'replicata' e superata proprio nel suo desiderio di superare (ancora una volta!) tutto il passato, nonché gran parte del pre­sente. Lessi i saggi di Enzensberger, Fortini, A­dorno e Renato Poggioli sulle avanguardie e sulle loro pretese, come aveva già scritto Bran­di, di compiere l’ennesimo «colpo di mano sul futuro»: di appropriarsi in esclusiva del senso e della direzione della Storia.
  Mi accorsi presto che anche in politica si for­mavano gruppi iper-marxisti d’avanguardia secondo i quali, come per i nichilisti dell’Ot­tocento, tutto ciò che era stato detto e fatto an­dava rifiutato. Per la mia tesi di laurea studiai il Surrealismo. Mi laureai nella stessa univer­sità in cui Cesare Brandi insegnava. Ma lo i­gnorai.
  Forse fu un caso. Ma credo che Bran­di fosse guardato allora con sospetto come un imbarazzante anti-moderno, negli anni in cui l’Italia era assetata di modernità proprio perché non l’aveva davvero conosciuta. Ora leggendo La fine dell’Avanguardia vedo che Brandi è stato un geniale analista e diagno­stico dell’ideologia della modernità e della sua fine dopo la seconda guerra mondiale. Questo mi conferma nella mia idea secondo cui la Postmodernità non è cominciata negli anni settanta ma molto prima, intorno al 1945. Fu la fine del Romanticismo e del tita­nismo che ci ha fatto credere di avere il co­mando della Storia, o di sapere in anticipo dove si dirige.