Recensioni / Scottature di collegiale

Dalle edizioni Quodlibet di Macerata ci viene una preziosità che vorremmo vivamente segnalare: è il racconto Scottature di Dolores Prato che era stato a suo tempo premiato da una giuria composta, tra gli altri, da Diego Valeri, Aldo Palazzeschi.
Dolores Prato, nata a Roma, abbandonata dai genitori, trascorse l’infanzia nella casa dello zio prete a Treia, incantevole cittadina marchigiana in provincia di Macertata.
Nel 1980 una certa notorietà aveva avuto un libro edito da Einaudi, Giù la piazza non c’è nessuno; ma dopo la sua morte un buon riconoscimento è stata nel 1994 l’edizione Adelphi Le ore (che era già stata anticipata da due volumi di Scheiwiller). Scottature è una vivace conferma della scrittura autobiografica di Dolores Prato: nel linguaggio conventuale, le scottature sono le tentazioni, i pericoli del “mondo” da cui bisogna guardarsi; e a cui invece guarda irresistibilmente l’autrice adolescente. La vivezza del racconto sta in una narrazione in movimento dove la “figura” dell’autobiografia diventa processo di figurazione: sorriso e pianto, interno ed esterno, la materia grigia di una collegiale e lo scatto impertinente, il connotato della femminilità e l’intelligenza lievemente irridente. Da apprezzare la postfazione, a misura di saggio, di Alejandro Marcaccio, La vita al posto delle parole, per l’acutezza e la finezza con cui discute il rapporto fra autobiografia e opera.