Un prezioso «Atlante» ripercorre luoghi e miti della Germania letteraria: dalla Weimar di Goethe alla Praga di Kafka
La letteratura è fatta di parole. Il poeta, il narratore, il traduttore, se è bravo, ci rivelano a noi stessi facendoci scoprire il valore della parola unica e insostituibile, chiave di volta di un mondo.
La letteratura è fatta di idee e di sentimenti. Impariamo che cosa sia l'amore da Guerra e pace prima di sperimentarlo noi stessi. Sono i libri di storia a dischiuderci il pathos inesauribile delle vicende umane, ma soltanto i grandi narratori e i grandi poeti sanno rappresentare l'uomo intero, farlo rivivere dentro di noi.
La letteratura è fatta di luoghi. Leggendo percorriamo città e campagne, spazi incontaminati e vicoli soffocanti, villaggi e strade ferrate, mercati e fortezze, valli, foreste, deserti, ghiacci, mari in tempesta e in bonaccia. Lo sguardo percorre il perimetro del focolare domestico o spazia verso l'estremo orizzonte. Marciamo nella neve con i resti della Grande Armée, diamo la caccia alla balena sul Pequod, scivoliamo sulla slitta nel wild, il selvaggio Nord, svoltiamo per una via di Lubecca fiancheggiata da austeri palazzi col tetto a punta. Ogni lettura è un viaggio.
L'evocazione e la descrizione dei luoghi, reali o immaginari, sono uno dei pilastri della narrazione. Il viaggio è l'essenza dell'Odissea come del Signore degli anelli. È raro però che i luoghi diventino il filo conduttore di un discorso critico sulla letteratura, tanto meno di una letteratura nazionale. Sono stati gli studi comparatistici a inventare l'«Atlante letterario»: un modo originale di scandagliare le pagine degli scrittori, che apre a ogni tappa prospettive nuove.
Questa visione è alla base del magnifico Atlante della letteratura tedesca che Francesco Fiorentino e Giovanni Sampaolo hanno pubblicato per l'editore Quodlibet di Macerata, curando anche la cartografia, insieme alla geografa Carla Masetti e con la collaborazione tecnica di Marco Lodi. Il volume si articola in 73 saggi di varia lunghezza, ed è dedicato a un valente germanista, Marino Freschi, in occasione del suo 65° compleanno: «pensando - scrivono i curatori - all'efficacia con cui egli da anni decifra lo spazio letterario mitteleuropeo, a partire da epicentri della modernità come Vienna e Praga». Per letteratura "tedesca" s'intende qui "in lingua tedesca": quindi l'Austria, la Svizzera e anche la Praga intellettualmente segnata dalle opere e dalle discussioni di tanti ebrei geniali di cultura tedesca sono parte integrante della sua geografia. Il viaggio inizia sulle acque di due fiumi fatali alla storia europea, il Reno e il Danubio, e prosegue inventando un percorso inedito, che tocca non solo i luoghi di provenienza degli scrittori ma anche quelli che diventano materia delle loro opere, dal Mediterraneo all'Oriente alle terre d'Utopia.
Si comincia con «le piccole capitali» della cultura tedesca: Tubinga, Lipsia, la Zurigo settecentesca, la Berlino di Federico il Grande e della sfortunata opposizione alle armate napoleoniche, Gottinga, Jena, Heidelberg, Dresda, Monaco, Lubecca, Graz e Amburgo. Visitiamo quindi le «metropoli»: Parigi, Londra, Roma, Vienna, la Berlino dell'Espressionismo, la Berlino dopo la caduta del Muro (questo saggio è affidato a una grande esperta della letteratura tedesco-orientale, Anna Chiarloni). Originale è la scelta dei luoghi emblematici della «memoria nazionale», da Weimar, patria elettiva di Goethe, ai teatri di Vienna, focolare dell'identità culturale austriaca tra Otto e Novecento.
Gli «spazi di confine» vanno dalla Koenisberg di Kant al Sud Tirolo, terra di scrittori «senza patria e senza casa». Il viaggio tocca poi i «miti del Sud», dalla Grecia (il saggio è di Luciano Zagari) alla Sicilia, di cui ci parla Michele Cometa. Procedendo nel cammino incontriamo luoghi inaspettati: i «teutonismi» prussiani e luterani, il villaggio di Crno Selo, raccontato da Claudio Magris. E, finalmente, la Mitteleuropa: Trieste, Salisburgo, la Praga di Franz Kafka, la Kakania di Robert Musil, ovvero l'imperial-regia (kaiser-koeniglich) Austria-Ungheria inventata dall'Uomo senza qualità, entro la quale ci fa da guida Roberta Ascarelli. Non manca neppure lo shtetl, il villaggio del mondo ebraico orientale cancellato per sempre dall'eccidio nazista.
Si è data così solo un'idea parziale di questo viaggio. Abbiamo tralasciato «gli orienti», dall'Egitto al Giappone, «le utopie» e molti altri luoghi ancora. La parola tedesca, erede dello spirito d'avventura dei navigatori che toccarono per primi il Nuovo Mondo, ama le terre lontane.