Recensioni / Georges Perec e la letteratura combinatoria

Per chi non conosce la genialità di Georges Perec e non ha ancora letto il suo libro maggiore, La vita istruzioni per l’uso (1978), magari Un uomo che dorme, può sembrare un romanzo assurdo.
Un homme qui dort esce per la prima volta in Francia nel 1967 presso l’editore Gallimard. L’autore, Georges Perec, già noto al lettore francese come cruciverbista, è un caso d’eccezione poiché in Europa gli autori di cruciverba sono inizialmente anonimi. Per Perec, firmare un cruciverba non è affatto indecoroso, né tantomeno ritiene les mots-croisés cose frivole, piuttosto degli affascinanti esercizi di scrittura, esplorazioni infralinguistiche in oscillazione perenne tra la presenza e l’assenza di senso nella sua personale ricerca di combinazioni il più possibile argute, al punto da condurlo successivamente verso la notorietà anche come scrittore. L’arte di Perec per il cruciverba è inoltre strettamente legata all’interesse per la psicanalisi e Un uomo che dorme potrebbe essere interpretato come una minuziosa analisi psicoanalitica del protagonista, uno studente che si educa progressivamente e senza rimorsi, alla solitudine e all’indifferenza. Una mattina si sveglia presto per sostenere un esame e non solo a quell’esame non si presenterà mai, ma addirittura non si alza, rimane disteso sul letto. A partire da quel giorno si distacca completamente dalla vita attiva, diventa inerte al punto da poter essere paragonato non più a un uomo ma a un vegetale. La scelta del narratore di non dare un nome al personaggio ma di rivolgersi al protagonista nella seconda persona singolare, “tu”, assume il tono di un rimprovero, i lunghi e minuziosi dettagli dell’involuzione del protagonista suonano tutti invece, dall’inizio alla fine, come un avvertimento per il lettore, un’esortazione a tenersi lontano da simili comportamenti facendo trasparire che la vita va assolutamente vissuta in tutt’altro modo, esattamente al contrario, con l’orgoglio di (ri)alzarsi ogni volta, con la voglia di ritrovarsi in mezzo agli altri, con l’esuberanza del fare e del dire.
La lettura di questo libro incontra inevitabilmente le traiettorie oulipiane della letteratura combinatoria. Appena se ne intuisce lo schema narrativo la tentazione è di trovare il modo di staccarsi dalla fastidiosa sensazione di ipnotismo, amplificato dalla negatività e dalla soffusa descrizione di rumori. Un tentativo di soluzione è quello di capovolgere la narrazione per leggere il romanzo al contrario, non nel senso di leggerlo dalla fine all’inizio ma di leggerlo dal negativo al positivo, trasponendo tutta l’aggettivazione e tutta l’azione al contrario. Un esercizio curioso, attraverso cui si approda alla lettura di una storia perfettamente opposta, quella di “un uomo che non dorme”, ma ambizioso, con una quotidianità esasperatamente scandita da regole e orari. Letto in questo verso o al contrario, si ritrova comunque la poetica della contrainte (costrizione) di Georges Perec: la convinzione secondo cui bisogna darsi delle regole per poter essere davvero liberi. Un autore che può ricordare altri autori oulipiani e oplepiani esponenti della letteratura potenziale, ad esempio Italo Calvino con la griglia di percorsi obbligati in Se una notte d’inverno un viaggiatore, dove la griglia è l’impalcatura che costituisce la macchina generativa del libro. Una letteratura in cui ogni romanzo è una sfida come potrebbe esserlo la composizione di una griglia dentro cui far quadrare non solo le parole ma anche il linguaggio e il senso.