Recensioni / Da Saba a Ungaretti, poeti e poesie del '900

Partendo da un'intuizione di T.W. Adorno sullo Spätstil negli ultimi Quartetti di Beethoven in cui «vi è come una tendenza alla dissociazione, alla disgregazione, alla dissoluzione» Lenzini analizza lo stile tardo in un buon gruppo di poeti italiani soprattutto della prima metà del Novecento. Ricapitolazione, non aderenza rispetto agli stereotipi critici e allo stile precedente, quindi apertura sul futuro e stile inconciliato rispetto all'esistente, sono alcuni dei tratti che sono analizzati in poeti quali Ungaretti, Saba, Montale, Betocchi, Moretti, Palazzeschi, Valeri, Bassani, Parronchi, Cattafi, Caproni, Fortini. Lenzini è come sempre filologicamente agguerrito, con documentazione di prima mano, mette in campo una vita di studi e di frequentazioni, anche se non mancano forse alcune forzature dovute all'applicazione del "modello", però il quadro che ne esce è di primordine e la "carne al fuoco" molta.
A chi scrive una certa "felicità" provoca la ripresa del Bassani poeta, oltre che per la qualità dei testi, perché è ora di valutare gli autori nella loro totalità di là dagli stereotipi critici e merceologici che tendono a racchiuderli in un genere in un target.
Bisognerà pensare alla eterodossa e vivente complessità degli autori, soprattutto della loro attitudine "mondana" in cui etica ed estetica, azione responsabile e mondi, sono in tensione. Per il resto ben venga il diluvio.