Per tradizione siamo abituati a studiare e valutare la letteratura di un Paese nel suo farsi storico, attraverso le successive fasi cronologiche del suo sviluppo. Accanto a tale approccio storicistico ne sono però possibili anche altri, a volte capaci di schiudere possibilità di comprensione inaspettate e originali. Per il caso della letteratura di lingua tedesca pare assai calzante il metodo che potremmo definire «geografico» o meglio «topologico» che propone il recente «Atlante della Letteratura Tedesca», curato da Francesco Fiorentino e Giovanni Sampaolo, germanisti dell’università di Roma Tre, e pubblicato dalla casa editrice Quodlibet di Macerata.
La pubblicazione si articola in 70 capitoli, l’uno indipendente dall’altro, scritti da autori diversi tra i quali spiccano i nomi di studiosi del calibro di Claudio Magris e Paolo Chiarini. Ogni saggio tratta di un luogo - che può essere una città, una regione o anche un fiume o un monumento famoso - quasi sempre reale, ma alle volte anche immaginario, e ne ricostruisce le tracce lasciate nella produzione letteraria. La storia della letteratura di lingua tedesca è presentata qui come un universo policentrico in cui le biografie dei grandi autori e i movimenti culturali più significativi vengono raccontati attraverso una rete di luoghi tra loro collegati in una rete fittissima di rimandi e collegamenti.
C’è la Weimar del classicismo di Schiller e Goethe, c’è la Heidelberg capitale del romanticismo, la Tubinga di Hölderlin, la Lubecca di Thomas Mann, la Vienna di Freud e Schnitzler, la Berlino del Muro e quella del dopo Muro.
Oltre alle letterature di Germania, Austria e Svizzera c’è spazio per le minoranze extraterritoriali di lingua tedesca, come per esempio nella Praga di Kafka, in Romania o in Alto Adige. E poi ci sono luoghi non tedeschi che hanno esercitato un influsso costante e incisivo sulla letteratura germanica: è il caso della Grecia classica, di Roma o di Parigi.
A seguire gli itinerari proposti nel volume si capisce quanto avesse perfettamente ragione Immanuel Kant nel sostenere che «la vicenda di ciò che accade in tempi diversi, che è propriamente la storia, non è altro che un’ininterrotta geografia».
Naturalmente questo Atlante della letteratura tedesca non va letto dall’inizio alla fine come un romanzo. Si presenta piuttosto come un’enciclopedia, un repertorio di lemmi da affrontare seuendo il filo della curiosità o anche del caso. Per altro i saggi sono ben interconnessi tra loro così da favorire una vera e propria navigazione ipertestuale nella lettura, e sono integrati da carte geografiche tematiche.
Al limite l’opera può essere utilizzata come una raffinata guida per preparare viaggi da compiere in Germania o in Austria.