Recensioni / Un campo disciplinare trasversale

In Architettura parassita viene raccontata una città contemporanea punteggiata di ‘zone bianche’, di spazi terzi, di edifici abbandonati in attesa di abbattimento o di trasformazione, di aree irrisolte e di scarti di territorio prodotti dal disegno rigido delle espansioni urbane. In questi luoghi potenziali, nelle pieghe di un tessuto urbano sottoposto a ritagli ossessivi che producono recinti e proprietà private, prendono forma le pratiche qui definite di ‘architettura parassita’. Tali pratiche - puntuali, informali, legali o illegali che siano - distribuite all’interno del fitto tessuto urbano, configurano un modus operandi determinante per la rigenerazione della città e per la risignificazione dei suoi spazi. Le pratiche parassite costruiscono vere e proprie parti di città, creando micro-architetture differenti a seconda del luogo e del tipo di relazione che il ‘parassita’ instaura con il suo ospite. Il testo di Sara Marini parte dall’analisi etimologica della parola parassita, ne spiega il significato da un punto di vista scientifico e applica la terminologia biologica al campo disciplinare dell’architettura. Si serve di un approccio storico-critico, in cui la costruzione di figure concettuali, la sistematizzazione e il racconto delle vicende legate ai casi studio formano una vera e propria teoria dell’architettura parassita. Stabilisce un metodo tassonomico per classificarne le pratiche, formulando un elenco di modi e approcci parassiti dell’architettura in grado di attivare trasformazioni sensibili a scala sociale e territoriale. Delinea un campo disciplinare trasversale, entro cui convivono e collaborano pratiche artistiche e pratiche architettoniche - spesso scambiandosi i ruoli - che mantengono come obiettivo comune la critica alle contraddizioni della città contemporanea e la ricerca di modalità innovative di intervento su di essa. La parola chiave diventa allora riciclaggio, termine fondativo di una nuova forma di cultura urbana che, lontana dalla pianificazione ex novo di stampo modernista, rigenera l’esistente con piccoli interventi puntuali di risignificazione. Queste pratiche parassite istituiscono un panorama interessante per la teorizzazione di una nuova idea di architettura, che si arricchisce del confronto con quelle esperienze artistiche già da tempo fuoriuscite dai luoghi deputati all’arte, per misurasi e crescere all’interno della realtà urbana contemporanea.