Recensioni / Corrado Govoni. Poesie elettriche

Corrado Govoni (Tàmara, Ferrara 1884 - Anzio, 1965) ha scritto questa raccolta nei primi anni del secolo appena trascorso, pubblicandola nel 1911. Ebbene a quasi cent’anni dalla sua prima uscita e dalla sua invisibilità editoriale, la casa editrice Quodlibet (sempre preziosa e coraggiosa per le sue scelte) decide di “far rivedere e stelle” a questo poeta trasandato, autodidatta e poco consapevole – a detta dei suoi critici – del proprio mezzo espressivo. Una decisione encomiabile, visto che Corrado Govoni è da considerare uno dei padri della poesia italiana novecentesca. Una poesia che si costruisce intorno alla scuola crepuscolare, passando poi per il futurismo e le altre avanguardie, mantenendo sempre una posizione totalmente ai margini rispetto alle grandi e parossistiche ufficialità letterarie. Il suo tono semplice e iperletterario allo stesso tempo, la sua malinconia e la sua ironia, sorte all’interno di un dettato poetico misurato e “innaturale”, fanno di questo poeta un antesignano di tutta una serie di epigoni che lo vedranno sacrificarsi fino alla scomparsa e all’oblio. È una poesia che si fa carica di tutta una serie di escamotage linguistici che condurranno Govoni alle più disparate prove poetiche che, nell'arco della sua carriera, lo vedranno sempre all'avanguardia. Egli non descrive il mondo degli uomini, ma la sua proiezione intellettuale, il suo percepire/dire mediante la parola rimasta nella penna dello scrittore piuttosto che dell’uomo immerso nel quotidiano. E sarà proprio questa sua estraneità a renderlo speciale nel panorama poetico a lui contemporaneo. Ma come sempre bisogna aspettare la fine per far palare di sé. Infatti troveremo critici del calibro di Mengaldo o Sanguineti ad interessarsi della sua poesia, lasciandoci tracce davvero fonde e particolarmente incisive per capirlo dentro il suo contesto culturale. Corrado Govoni con la sua semplice “innaturalezza” ha fatto della sua poesia un’arma efficace contro tutta quella poesia incapace di farsi portatrice dell’onesto coinvolgere con il cuore della mente, regalandoci parole elettriche – e non perché prese nel canestro bucato del famoso futurismo – ma perché ricolme di energia e lucentezza: la poesia.