Recensioni / Darwin in versi riconcilia la scienza con l'umanesimo

Anche la poesia è uno strumento che può ridurre il distacco fra cultura umanistica e cultura scientifica biasimato da Charles P. Snow in un pamphlet del 1959. Luigi Trucillo (Napoli, 1955) ha raggiunto l'obiettivo con Darwin (Quodlibet, pp. 167, euro 14), ritratto in versi del grande scienziato, di cui quest'anno si celebrano il bicentenario della nascita e i centocinquant'anni di L'origine delle specie. Nella abituale forma breve, incisa sulla pagina come un'iscrizione lapidaria per accentuare visivamente il lavoro di scalpello dello stile, Trucillo affida spesso proprio a lui il compito di raccontarsi.
Suggestiva invenzione poetica, il libro – Premio Napoli 2009 – comincia sulla tolda del Beagle, il brigantino dove l'aspirante naturalista si imbarcò per il lungo viaggio che gli cambiò l'esistenza. Tra le pagine più efficaci, l'incontro con il bambino indigeno, la lettera alla moglie Emma (la sua splendente serietà: «una freccia / che va diritta al cuore»), la morte delIa figlia Anne («l'urto / non ha parole»), l'epopea dei lombrichi («centinaia di migliaia / digerite nella polvere»).
Inseriti senza nominare la fonte, tre versi – «la vita / vive sempre a spese / d'altra vita» – sono una frase citata da Nietzsche, simbolicamente consona all'evoluzionismo darwiniano e a quest'opera singolare ispirata a un materialismo non ignaro del classico Lucrezio.