Recensioni / Ecco l'Atlante per viaggiare intorno alla cultura tedesca

Per secoli l’approccio alla letteratura era prevalentemente storico con opere di immenso valore, sollecitate da intellettuali di straordinaria levatura culturale come Benedetto Croce. Ora il pendolo della critica si sta spostamento verso la geografia. Già anni fa in uno studio pionieristico, Geografia e storia della letteratura italiana, Carlo Dionisotti aveva richiamato la nostra attenzione sull’incidenza dell’ambiente socio-culturale, stabilendo almeno una par condicio tra le due discipline alla radice dell’ermeneutica letteraria. Anche nella più recente tradizione della critica letteraria italiana tale filone ha confermato la validità dell’assunto interpretativo, rinnovando gli studi, rendendoli anche più intriganti proprio in virtù delle continue contaminazioni e incroci «meticci» tra discipline, prospettazioni e letture assai diversificati, in cui geografia, ma anche visual arts, iconografia, gli studi sociologici, nonché gli esiti dell’antropologia e dell’etnografia, come pure la psicoanalisi hanno fornito le più svariate chiavi per avvicinarci alle molteplici serrature dello scrigno poetico. In ambito germanistica vede, ora, la luce l’Atlante della letteratura tedesca (Quodlibet, pagine 635, ? 42) a cura di Francesco Fiorentino e di Giovanni Sampaolo, presentato oggi alle 17, a cura del Suor Orsola Benincasa, al Goethe-Institut da Giuseppe Galasso, Emma Giammattei, Paola Paumgardhen, dai due curatori e da chi scrive. Si tratta di una monografia veramente epocale, che si inserisce nella scia delle grandi opere, alla luce degli orizzonti dell’ermeneutica dischiusi nel 1964 dalla Storia della Letteratura Tedesca di Ladislao Mittner, nonché dalle monografie geniali di Claudio Magris. All’Atlante hanno partecipato una settantina di germanisti di varie età e formazione intorno alla proposta di leggere la letteratura partendo da Vienna, Berlino, Amburgo, Augusta, Monaco, Lipsia, Heidelberg, Gottinga, Jena, Lubecca, Tubinga, Salisburgo, Graz, Zurigo, Praga, Königsberg/Kaliningrad, Trieste, Parigi, Roma, Venezia, Londra, la Grecia, il Reno, il Danubio, lo shtetl yiiddish, il villaggio balcanico, oppure regioni e luoghi deputati dell’anima come la Bucovina, il Banato, la Translvania, il mitico Rütli, il Südtirol, le Alpi, la Frisia, la Slesia, la Marca di Brandenburgo, la Prussia, la Svevia, la Wartburg luterana e rivoluzionaria, per approdare a lande letterarie sacre all’ironia - la Kakania musiliana - alla struggente nostalgia come lo shtetl e per dilatarsi all’India romantica, alla Persia goethiana, all’Egitto mozartiano, alla Cina e al Giappone, patrie dell’esotismo tedesco, o alle speranze utopiche come l’America o l’illuministica isola di Felsenburg. I percorsi talvolta tornano, con interventi diacronici, su Vienna, Berlino, Zurigo fino a sfiorare l’attualità con la Berlino dopo il Muro oppure con la filmografia tedesca, da «Heimat» a «Sonnenalle» per approdare nella Berlino delle discoteche della mafia russa. All’interno della geografia dei luoghi creativi di cultura non poteva mancare la mitica Biblioteca Statale di Berlino, meta di studiosi di tutto il mondo. In un paese e in una cultura come quella di lingua tedesca, materiata di sanguinarie lacerazioni, l’attenzione si solleva anche ai luoghi più drammatici come quelli raffigurati dalle topografie dell’esilio e della Shoah e dai percorsi tragici dell’ebraismo orientale. Insomma, come si vede, l’Atlante stabilisce un nuovo canone della critica letteraria non solo germanistica e rappresenta un invito intrigante a uno stupendo viaggio culturale.