Recensioni / La vita (segreta) digitale

Mezzo mondo: Pechino e San Francisco, Nairobi e Istanbul, Barcellona e Milano. Ecco i viaggi di Paolo Rosselli, un intelligente fotografo che ha sempre pensato l' architettura come spazio dominante, spesso senza personaggi. Ma adesso, col digitale, tutto sembra diverso: colore, intrecci di immagini, figure dentro le strutture creano un altro racconto. Siamo dunque, scrive Rosselli nel suo Sandwich digitale, la vita segreta dell' immagine fotografica (Quodlibet, pp. 138, 25) davanti alla «registrazione di un concetto più che (di) una realtà», è finita «la complessa e massiccia architettura derivata dagli apparecchi dell' 800»; le macchine del futuro saranno schermi dentro i quali tutto diventerà spazio, «spettatore incluso». Vero, come è vera l' ebbrezza che Rosselli prova fuori dei vecchi vincoli della messa a fuoco, del calcolo di tempi e luci. Eppure Man Ray, Christian Schad e Moholy-Nagy negli anni Venti del secolo scorso tutto questo, memorie di figure e di spazi, immagini off camera, lo avevano capito. La foto digitale resta parte di una antica storia.