Recensioni / Geni tardivi

Quando arrivò a Percoto (Udine), vincitore del Premio Internazionale Nonino 1996, durante una conversazione raccontò - forse per un riflesso autobiografico, minato com'era dalla malattia - che progettava uno studio sulle opere ultime di scrittori, compositori, artisti. Palestinese di nascita, americano di adozione, Edward W. Said (1935-2003), intellettuale e accademico prestigioso raffigurato in un murale all'Università di San Francisco, fautore di uno Stato israelo-palestinese, disseminava in conferenze e scritti quell'argomento che gli stava a cuore, stimolato da un saggio di T. W. Adorno sullo 'Spätstil' (lo stile tardo) di Beethoven... La "tardività" può testimoniare anche tensione disarmonica e inconciliata, anacronistico sussulto di vitalità "contro il proprio tempo" e l'"invecchiamento borghese". Sono i casi preferiti da Said, come appunto Adorno/Beethoven, Arnold Schönberg, Richard Strauss, W. A. Mozart, Jean Genet, Tomasi di Lampedusa e 'Il Gattopardo', amatissimo pure nella versione filmica di Luchino Visconti, regista del manniano 'Morte a Venezia' messo in musica da Benjamin Britten, il virtuoso Glenn Gould, Konstantinos Kavafis e altri "tardivi". Coincidenza curiosa, Luca Lenzini ha sviluppato con acume personale lo stesso tema (cita l'edizione americana del libro ancora non tradotto) in 'Stile tardo. Poeti del Novecento italiano' (Quodlibet, pp.257, euro 20). La vecchitudine avanza: l'arte, in ogni sua espressione, aiuta a capirla meglio.