Recensioni / IL SIGNORE DEI SUONI

Esce l’autobiografia di uno dei talenti del Novecento:
è il ritratto di una generazione di artisti


La vita di Scelsi musicista estremo tra Cage e Tzara


Giacinto Scelsi lo ha liberato Martin Scorsese scegliendo due sue composizioni per la colonna sonora del suo ultimo film Shutter Island.Per la prima volta il nome di Scelsi esce al di fuori del circolo di appassionati di questo artista atipico e geniale, amato da molti musicisti (anche in ambito pop), snobbato dai guru dell'ortodossia accademica, ignorato dalle stagioni concertistiche italiane, idolatrato in Francia e Germania. Un emarginato di grande talento che soltanto ora, a ventidue anni dalla sua morte (avvenuta a 84 anni a Roma l'8 agosto 1988: cioè 8.8.88, magia dei numeri che Scelsi coltivò fra molte altre passioni esoteriche), vede fiorire i numerosi semi musicali sparsi in mezzo secolo di attività al di fuori di qualsiasi scuola, corrente, clan, chiuso nella palazzina al numero 8 (ancora l'8) di via San Teodoro, a Roma, affacciata sul panorama mozzafiato del Foro Romano, oggi sede della Fondazione intitolata a sua sorella Isabella. Alla Fondazione è affidata la gestione dell'eredità, patrimoniale ed artistica, di Scelsi: ora su impulso del suo attivissimo presidente Nicola Sani, compositore lui stesso, un manipolo di studiosi sta mettendo ordine in quell'autentico tesoro, caotico e nascosto, lasciato dall'artista in decine di scatole e nastri magnetici che mano mano rivelano la fecondità di quel "Kontinent Scelsi" (così titolò il suo omaggio all'artista italiano il Festival di Salisburgo) in buona parte ancora da esplorare.
Su questa rotta erompe come un vero evento culturale internazionale la pubblicazione della leggendaria autobiografia di Scelsi, quel Sogno 101 (il titolo è un altro dei misteri lasciati in sospeso dal compositore) di cui si vagheggiava solo l'esistenza. Per la verità la seconda parte di questa autobiografia, interamente redatta in versi liberi, aveva già visto la luce, Scelsi in vita, per il piccolo editore Le Parole Gelate, volumetto ormai smarrito nei meandri del collezionismo editoriale. Ora è l'editore Quodlibet a dare alle stampe l'intero progetto di Il sogno 101, che Scelsi aveva vietato di pubblicare prima che fossero trascorsi quindici anni dalla sua morte. II libro nasce da una serie di sedute di registrazione su nastro magnetico: nel 1973, l'autore siede per ore davanti a un magnetofono raccontando la sua vita a tre fantasmi, che chiama "chiacchieroni", in un ininterrotto flusso di coscienza sfilanole sue avventure di aristocratico testimone della vita artistica e mondana del jet set negli anni frale due guerre, sua battaglia contro "i miei disturbi", malattie dell'anima che lo perseguiteranno sempre e si riperquoteranno sulla sua attività di musicista, gli incontri con il gotha della letteratura, della musica e della pittura della prima metà del Novecento, i suoi voli esoterico-filosofici dal pendolino al buddismo, e infine la sua vicenda di compositore, tanto potente e brillante dal punto di vista creativo quanto frustrante nella sua realizzazione pratica. «Gli editori finora non hanno voluto questa mia musica» si lamenta Scelsi, «Io non ho mai chiesto loro nulla, ma alcune persone si sono interessate per me, senza risultati... Ma, oltre che preoccuparmi di conservarle, io desidererei ascoltare le mie
musiche orchestrali almeno una volta, una sola volta, perché ciò mi sarebbe sufficiente per correggerne gli errori».
Ma il tono del Sogno 101 di Scelsì è tutt'altro che malinconico o grigio. Anzi. Vi si respira leggerezza, ironia, personaggi ed eventi sono avvolti da un'aria mozartiana, stupita e conviviale. Basterebbe farsi catturare dalla primaparte del libro, quasi interamente dedicata alla china ipocondriaca lungo la quale Scelsi conduce la sua vita: è un esilarante e autoironico catalogo di incontri e visite con medici, praticoni e ciarlatani che sarebbe piaciuto a Rossini. Per non parlare dei giudizi che Scelsi trancia sui colleghi compositori, spesso ben più conosciuti e radicati nella vita professionale di quanto a lui non sia mai riuscito. Sferzante con Respighì e. Casella, i quali «erano come due signorotti feudali: avevano ognuno il proprio clan, i loro armigeri, i loro allievi che funzionavano da soldati e da devoti». Comprensivo con la passione per l'alcol del leggendario violinista Fritz Kreisler, «sempre in cimbali e dedito soprattutto a Venere». Amico di John Cage, che ospitò durante la sua partecipazione nel 1958 a "Lascia o raddoppia?": «Spassoso dal principio alla fine, dotato com'è di uno humour inimitabile, intelligentissimo e spiritosissimo». Dubbioso su Boulez «troppo francese» e su Luigi Nono «bravo ma fa propaganda». Quel che sorprende in Scelsi è l'apparente inconciliabilità fra la sua concezione così radicale della musica («La musica non può esistere senza il suono. Il suono esiste di per sé senza la musica») e la sua appartenenza al bel mondo di un'altra epoca, alla sfrenata dolce vita che gli permette di imbattersi in Antoine de St. Exupéry e Gertrude Stein, Mussolini e Padre Pio, Peggy Guggenheim e Tristan Tzara. «D'estate e d'inverno Montecarlo e St. Moritz e una crociera alle Bermude; primavera e autunno a Parigi e New York, con una rapida puntata a Roma, Vienna o Budapest e talvolta una piccola crociera sul Nilo… il resto del mondo non era alla “Moda”, ed era proprio inesistente per tutti loro»: tutta qui la stagione dell'élite. Salvato dai suoi "disturbi" e dall'urgenza di affidarsi alla musica, Scelsi, conte nato in un castello e educato da precettori privati, può permettersi di partecipare a quella società snza farsene corrompere. E che abbia ancora un futuro davanti a sé, questo lo dice la sua musica.