Recensioni / Preghiera Koolhaas

Santa Rita da Cascia, avvocata dei casi impossibili, ti prego affinché qualche frase di “Singapore Songlines” di Rem Koolhaas (Quodlibet) raggiunga il tandem grattacielaro Formigoni-Moratti (sì, lo so, sono ciechi e sordi, appunto per questo mi rivolgo a te). L’architetto olandese spiega che a Singapore, dove l’urbanistica ha cancellato la storia, è ormai il modello di tante città. Ad esempio di Milano o di quello che ne resta in zona Porta Garibaldi: qui il tandem sta realizzando qualcosa di molto singaporesco, “una spietata forma di destabilizzazione”. “L’esplosione in altezza sarà il segno della dimensione asiatica” scrive Koolhaas. E ancora: “Una intransigente impudenza confuciana” alimenta “la sistematica erosione di bisogni umani fondamentali - tradizione, stabilità, continuità” realizzando “uno stato di disorientamento permanente”. Io so che cosa spinge il tandem a impegnarsi così strenuamente per trasformare una città europea e cristiana in una megalopoli asiatica e confuciana. Ma credo nei miracoli.