Recensioni / Atlante della letteratura tedesca

Questo massiccio volume di 636 pagine è stato pensato per i 65 anni di Marino Freschi, uno dei maggiori germanisti italiani, e raccoglie i contributi di più di cinquanta studiosi perlopiù nostrani, vecchi e giovani, e quali famosi come Magris, Forte, Manacorda eccetera, e quali no, però ugualmente impegnati in un'opera di alta sintesi. Secondo i due curatori l'opera deve dar ragione di una frantumazione di spazi e di tendenze, di un allargamento geografico ed etnico, che a partire dalle voci sui due fiumi (Reno e Danubio) narri "un territorio che è fatto di mille province mutevoli che si sovrappongono, connesse da mille storie che si incastrano, si compenetrano, e ci chiamano a raccogliere la sfida di un'Europa germanofona da sempre 'meticcia', partitura di luoghi che risuona di un'ibrida polifonia". Non stupisce dunque trovare tra le voci "Roma" o "Cina", "Percorsi dell'ebraismo orientale" o "Venezia", "Zurigo" o "l'America". E naturalmente hanno posto in questo atlante la letteratura degli immigrati e i suoi effetti su quella indigena, i percorsi della separazione e poi della riunificazione tra una Germania dell'Est e una dell'Ovest, e vi si avverte il peso della storia più di quello della geografia. Si sogna un lavoro simile per la letteratura italiana (Dossena lo aveva iniziato, ma si era fermato al Nord, ed era da solo), che sarebbe ben più necessario delle ridondanti e ripetitive sintesi einaudiane, la più fiacca e inutile quella asorrosiana che pretendeva a una storia europea della letteratura italiana e si rivelava infine più provinciale di tante altre. Opera di verifica e di scoperta, quest'Atlante ci ricorda, in definitiva, quanto pesino, sulla storia di tutti, i "cuori" veri dell'Europa, anche dell'Europa di oggi, dove è ancora la Germania con la Francia a determinare le linee dello sviluppo e ad avere il polso della situazione nel bene e nel male, a scorno di ogni illusione mediterranea, e naturalmente di ogni nostra illusione sull'importanza della nostra nazione, ridotta con Bossi e Berlusconi a miserabile farsa.