Quando John Cage partecipò a "Lascia o
raddoppia?", nel 1958 della Rai di qualità, a Roma era ospite della
deliziosa affettuosa Frances McCann, la compagna americana di Giacinto
Scelsi che fu la Peggy Guggenheim romana prima di scappare nell'ashram
di Krishnamurti lasciando con il cuore spezzato il suo Pigmalione.
Scelsi, eccentrico compositore che si credeva stimato da Luigi Nono e
Luciano Berio, evitato come la peste da tutti i baciapile del regime
avanguardista sino alla sua morte dell'8 8 88 (Scelsi fu numerologo e
esoterico anche nella scelta del giorno in cui morire...), trovava Cage
«delizioso, spassoso dal principio alla fine, dotato di uno humour
inimitabile, intelligentissimo e spiritosissimo». Mike Bongiorno fece
sentire musiche di Cage, durante alcune puntate, così, come una
stranezza da circo, ma si sentirono, alla Rai, negli anni Cinquanta!
Invece lo zen e shivaita Scelsi si sentì sempre poco, più in Francia che
da noi, e a differenza del suo amicone zen americano rise sempre poco.
In "Sogno 101" (516 pagine appena pubblicate dalla Fondazione Scelsi
dall'editore Quodlibet) il compositore italiano ci racconta i lunghi
anni di depressione e nevrastenia (segue)