Il barone Jacob von Uexküll (nato in Estonia nel 1864 e morto a Capri nel 1944) può essere considerato il fondatore dell’etologia contemporanea. Non è poca cosa, anzi. Se pensiamo solo per un attimo alle conseguenze alle quali può portare il sostantivo ‘etologia’ comprendiamo che un intero universo di complicazioni si para di fronte a noi. Von Uexküll si occupò del comportamento animale, ma come compresero immediatamente i filosofi a lui contemporanei, la sua ricerca avrebbe avuto ripercussioni sul comportamento politico, esistenziale e filosofico dell’uomo. Heidegger fu tra i primissimi suoi estimatori. Leggendo Ambienti animali e ambienti umani non si può non cogliere le necessarie implicazioni esistenziali che Heidegger svilupperà nella sua filosofia dell’‘essere-nel-(rispettivo)-ambiente’. L’ambiente che von Uexküll descrive, nel suo scorrevole saggio del 1933 corredato dalle illustrazioni di Georg Kristzat, coincide quasi perfettamente con l’ambiente heideggeriano. Più in là nel tempo, rispetto al presente di von Uexküll, si può capire l’interessamento di altri filosofi che hanno segnato con forza il Novecento: tra i quali, Maurice Merleau-Ponty, Jacques Lacan, Gilles Deleuze e Giorgio Agamben. L’operazione compiuta da von Uexküll, l’osservazione scientifica del comportamento di insetti, aracnidi e animali, non può che avere ricadute consistenti in una filosofia novecentesca che tenti di spiegare il perché della ‘brevità’ del secolo. Tutti i tragici accadimenti del Novecento possono essere interpretati con l’etica di von Uexküll. Gilles Deleuze, sfrenato spinoziano, affermerà che Etica di Spinoza altro non è che un etologia, un compendio del comportamento animale dell’uomo che vive e non subisce il suo proprio ambiente. L’uomo con l’etologia è ricondotto al suo essere animale, al suo comportamento reattivo rispetto agli stimoli che l’ambiente e la propria struttura percettiva gli impongono. Non ci sono spazi per una morale acquiesciente, tutto si svolge su un piano etico, umano e animale ad un tempo. Essere e tempo sono kantianamente correlati (von Uexküll sarà un buon lettore di Kant assieme all’amico poeta Rainer Maria Rilke) in von Uexküll. Basta leggere questo passo: «La nostra impressione è che il tempo faccia da contenitore per qualunque avvenimento e che, di conseguenza, sia l’unico elemento stabile nel continuo fluire degli avvenimenti. Abbiamo visto, invece, che è il soggetto a dominare il tempo del suo ambiente. Mentre fino ad ora avremmo detto che senza tempo non può darsi un soggetto vivente, ora sappiamo che occorre dire: senza soggetto vivente, il tempo non può esistere» (p. 53). Il saggio di Jacob von Uexküll ha il duplice pregio di poter essere letto per quello che è (l’affascinante trattato di un etologo) e per quello che può essere (un’indagine sull’agire dell’animale uomo). Portando i concetti Umwelt (ambiente), Stimmung (tonalità emotiva) e Umgebung (dintorni) da un contesto ‘naturalistico’ a quello decisamente filosofico, politico ed estetico ad un tempo, si può capire come la ricerca di Jacob von Uexküll sia entrata capillarmente nella filosofia di tutto il Novecento. Diventa quasi un gioco andare a scoprire come i suoi termini si siano prestati alla teoresi della bio-politica.