Recensioni / Se uomini e angeli entrano in contatto

INTIMISMO ED EVASIONE MAGICA NEI RACCONTI DI SILVIO D’ARZO DA POCO PUBBLICATI DALLA QUODLIBET

Nell'anno appena trascorso sugli scaffali di alcuni librerie più fornite sono apparsi i bei volumi della casa editrice Quodlibet. Il nome, Quodlibet, pare in sé un programma: è probabile che il catalogo accoglierà qualsiasi cosa sarà piaciuta ai giovani lettori di Macerata che si sono voluti editori.
Fra saggi di Deleuze e Agamben, racconti di Walser, abbiamo scelto come prima lettura L'uomo che camminava per le strade, di Silvio D'Arzo, mentre attendiamo con curiosità l'uscita annunciata di un saggio di Gilles Deleuze su Francis Bacon.
Il risvolto di copertina ci informa sulle pubblicazioni, per lo più lontane nel tempo, dei racconti, delle poesie, dei saggi di Silvio D'Arzo (pseudonimo di Ezio Comparoni, nato a Reggio Emilia nel 1920 e morto nel 1952).
L'uomo che camminava per le strade è una presentazione antologica del Silvio D'Arzo narratore, autore di racconti brevi sempre tentato dal romanzo.
Lo scritto che dà il titolo a questa raccolta curata da Daniele Garbuglia, è un romanzo incompiuto: nei suoi brevi capitoli Carlo Stresa, giovane professore di liceo, cammina per le strade di una città di provincia, assorto in malinconici pensieri sulla vita che lo attende, vuota, o riempita solo da prevedibili eventi. Un vago senso di rimpianto colpisce Carlo al ricordo di una sua vecchia fantasia: essere a capo di una città incantata, fuori dal tempo, e darle «un consiglio di pazzi, di poeti, di filosofi, e di umoristi», gli unici che «vivano realmente e facciano la Storia».
In questo abbozzo di romanzo e nei racconti dello stesso periodo (siamo verso il 1940), i personaggi di Silvio D'Arzo si muovono in un mondo di cose nemiche, inseguiti dalla sensazione che ne esista un altro, speculare, un luogo dove vivono gli angeli. Fra i due diversi ordini di spazio e di tempo si apre talvolta un passaggio, e uomini e angeli entrano in contatto. In Una storia così, due angeli leggeri ed esangui accolgono Lidemo Gori su una spiaggia purgatoriale: per un'improvvisa "morte della Morte", gli è concesso di scegliere se rimanere per sempre assieme agli angeli, o se ritornare fra gli uomini. L'angelo Mirco, in Fine di Mirco, non può più spiccare il volo per tornare al suo cielo: per aver parlato a un uomo, è rimasto intrappolato nel mondo della gòffaggine e della pesantezza. Proprio come in Così lontano, così vicino, di Wenders, quando l'angelo afferra una bambina che precipita dall'alto di un terrazzo e irrompe nel mondo colorato, rumoroso e palpabile degli uomini.
Temi e metafore ritornano a breve distanza, in questi racconti, e contano più che l'elaborazione di un intreccio. Per questo, parlando di Casa d'altri (Einaudi, 1981), Eugenio . Montale mise Silvio D'Arzo fra quei narratori troppo poeti per creare l"imbottitura" che serve a costruire un romanzo; e che raggiungono la perfezione nella forma che sta tra il romanzo breve e la prosa poetica. Eppure, lo scritto più interessante di questa antologia, la prefazione a nostro lunedì, è l'unica parte compiuta di un romanzo progettato con entusiasmo negli ultimi anni di vita. Doveva essere il romanzo della giovane generazione che aveva visto dissolversi, nella brutalità della guerra, i narcisismi e le velleità dell'adolescenza; e che avrebbe conosciuto, poi, la desolazione del ritorno. Siamo ormai nel dopoguerra a Silvio D'Arzo, da adolescente precoce, portato all'intimismo e all'evasione magica, si era trasformato nel giovane uomo che ci-avrebbe dato, forse, un romanzo d'azione e d'introspezione insieme.
Silvio D'Arzo scrisse dei bellissimi saggi su Stevenson, Conrad, James, Lawrence. Amava specialmente i personaggi di Conrad, «esiliati qui in terra» con «nessun cielo sul capo»: per Silvio D'Arzo, l'abbiamo letto, siamo tutti poveri angeli che non sanno più trovare la via di casa.



L'uomo che camminava per le strade di Silvio D'Arzo Quodlibet (190 pagine, 22.000 lire)