Recensioni / "Diario" la satira preziosa di Bellocchio e Berardinelli

Siete certi che in Italia esista a satira? Non pensate alla finta satira politico-televisiva,  quasi scmpre rozza, prevedibile. No, intendo una satira sorretta di uno stile, da una visione seriamente critica della realtà. L’ultima rivista di satira nel nostro paese è stata “Diario” (l985-l993), ora ristampata da Quudlibet, fondata e interamente scritta da Pier gioro Bellocchio e Alfonso Berardinelli. In ogni numero accanto ai loro intenventi il repechage un classico letterario o del pensiero critico, da Leopardi a Orwell, da Baudelaire e TobIoj a Simone Weil.
Nessun altro in quegli anni ha saputo rappresentare così bene nostra società (come Pasolini aveva fatto per gli anni ‘70, benché in modi diversi). Per la ragione che Diario non aveva un progetto, un’appartenenza, non aspirava a «influenzare» chicchessia. Suo punto di forza la soggettività idiosincratica dei due fondatori. Bersaglio prevalente ma non unico, il conformismo di una sinistra che si vuole migliore degi altri senza sforzarsi più di esserlo.
Bellocchio riesce spesso a sintetizzare in una frase lo Spirito dei Tempo “Dottor Kafka. Vorrebbe riassumere in due, per i nostri telespettatori, il significato del Processo?”, o “Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Ci sarà posto?”. Di Berardinelli segnalo almeno la irresistibile “stroncatura” di Heidegger: “Come gomma da masticare il gergo filosofico di Heidegger può essere ruminato senza fine. Non nutre, non ha sapore, a ngoiarlo non ci si guadagna molto, a sputarlo ci si perde qualcosa…”. Bellocchio rilegge la cultura di massa del 900 estraendone sempre un significato prezioso. Ogni antologia dovrebbe contenere I suoi “pezzi”. Commentando la battuta di Greta Garbo, che ha deciso di di dimettersi, il “La regina Cristina” – “C’è una voce nella nostra anima che ci dice cosa dovviamo fare” – osserva che oggi quella frase suonerebbe retorica, poiché l’anima è stata sostituita dalla psiche e la morale dalla psicoanalisi”.
Diceva Flaiano sulla satira: “mi libera da tutto quello che mi dà fastidio, che mi opprime, che mi offende nella società”. L’appuntita, ironica intelligenza di “Diario” è un invito, rivolto a ognuno, a liberarsi dalla (offensiva) pressione sociale.