Recensioni / Sandwich digitale

Fotografo di architettura e architetto dedicatosi alla fotografia, Paolo
Rosselli raccoglie in questo suo libro una serie di riflessioni che oltre a
concentrarsi sulla “vita segreta dell’immagine fotografica”, così come
recita il sottotitolo, investono tematiche più vaste sul rapporto tra
osservazione del reale e sua restituzione visiva. Rosselli cita Osip Brik, teorico dell’arte durante la rivoluzione russa, che affermava:
”Dziga Vertov aveva ragione. Lo scopo del cinema e della macchina fotografica non è quello di imitare l’occhio umano, ma quello di vedere e registrare ciò che l’occhio normalmente non vede”. Da questo punto di vista l’avvento della fotografia digitale con la sua scomposizione in strati sovrapposti, in livelli d’attenzione restituiti in immagine, in quello che appunto Rosselli chiama “sandwich digitale”, aiuta a leggere e immortalare la realtà in modo più complesso; “in fondo ciò che il digitale sollecita a riaprire è la frontiera della percezione: verso una dimensione nuova, più aperta e sperimentale, dove le percezioni sono riorganizzate, studiate e amplificate fino al punto di manomettere quel congegno immobile della fotografia che sembrava resistere ad ogni tentativo di scardinamento”. Così, nonostante il consapevole stato di sovrapproduzione di immagini oggettivamente sancito dall’era della fotografia digitale,
quest’ultima segna un’età completamente nuova […] in cui chi si
attarda a registrare su negativo con la massima cura l’architettura di turno
come se fosse un immutabile still-life, compie un’operazione forse utile a
conservare la memoria del luogo […] , ma fuori tempo e in fondo in difetto di senso. Insomma questa nuova fotografia governata dagli algoritmi
sembra suggerire all’autore che anche i soggetti delle sue immagini devono un po’ cambiare” (PR).