Recensioni / Da Socrate a Cleopatra la morte si trasforma in favola

Diceva Ortega y Gasset che «solo la morte, impedendo un nuovo cambiamento, converte l’uomo nel definitivo ed immutabile se stesso, fa di lui per sempre una figura immobile». In Grecia e a Roma la morte era vista proprio come il sigillo che chiude una vita straordinaria: così l’una rimandava all’altra ed entrambe risultavano esemplari per i posteri. Ecco un buon motivo per raccoglierne un «repertorio ragionato», come aveva consigliato Montaigne.
Lo ha fatto Dino Baldi, che riunisce in Morti favolose degli antichi un centinaio di personaggi del mondo classico, ma ci spiega anche come morirono popoli, città ed eserciti in occasione di rivolte, pestilenze, grandi battaglie. Ecco celebri figure storiche (Socrate, Spartaco, Cesare o Cleopatra, per fare solo qualche esempio), ma anche personaggi meno conosciuti (Sisamne o Pasicle di Efeso); in tutti i casi, vicende singolari e memorabili. Come precisa l’autore, non si tratta di ricostruzioni filologiche, ma neppure di rielaborazioni fantastiche: le indicazioni delle fonti - riportate alla fine del volume - sono ricucite in narrazioni brevi e serrate che risultano avvincenti, spesso sbalorditive e talora, paradossalmente, divertenti. A volte gli episodi sono organizzati
per categorie (i poeti, gli atleti, i pensatori, gli imperatori); ma vi sono anche le morti improvvise, quelle per omicidio o per mano dei parenti. I suicidi sono divisi in due gruppi: quelli che hanno dovuto uccidersi «controvoglia» (come Demostene) e quelli che l’hanno fatto «a testa alta» (come Bruto e Cassio).
E infine, casi assolutamente speciali, le sparizioni celesti e quelli che l’autore definisce «quasi morti, quasi vivi», fantasmi, morti apparenti, teste parlanti.